L’esercito dei precari siciliani protesta a Palermo

Nell'isola sono 24 mila: chiedono stabilizzazione e diritto al lavoro

PALERMO – Centinaia di precari della pubblica amministrazione siciliana e della sanità hanno manifestato a Palermo, davanti alla presidenza della Regione, insieme a Cgil, Funzione pubblica Cgil e Nidil, per chiedere le stabilizzazioni. La battaglia contro il precariato è uno dei punti chiave della mobilitazione nazionale che si terrà a Roma il 7 ottobre, con la quale il sindacato chiede che si segua “la via maestra”, dell’attuazione della Costituzione e dei diritti che sancisce, a partire dal diritto al lavoro. Nell’isola i precari sono 24 mila, 14 mila dei quali del comparto sanità. Sono contrattisti dei comuni, Asu, Pip, precari dei tribunali e della Procura generale, assistenti sociali, precari di questure e prefetture. “La Regione – ha detto nel comizio Gaetano Agliozzo, segretario della Fp Cgil siciliana – si deve dare carico di dare risposte a lavoratori e lavoratrici che da anni consentono il funzionamento della pubblica amministrazione e della sanità. Per noi la via maestra parte da un piano straordinario per l’occupazione pubblica che dia lavoro stabile e accesso ai servizi pubblici”.

“C’è un mondo del lavoro unito che attende risposte – ha aggiunto il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino. Il presidente della Regione non può continuare a scappare davanti ai problemi reali della Sicilia”. “Se guardiamo i numeri – ha proseguito Andrea Gattuso, coordinatore regionale Nidil – potremmo dire che la Sicilia è una regione fondata sul precariato. C’è anche chi non è più precario, come gli ex precari Covid, impegnati durante la pandemia e ora ancora in attesa di risposte”. E Mariagrazia Gabrielli, segretaria confederale della Cgil nazionale: “Se il tasso di occupazione ha un lieve incremento il problema del lavoro di qualità resta tutto. Troppe lavoratrici e lavoratori in attesa di stabilizzazione, sacche persistenti di lavoro nero, grigio e irregolare e risposte del governo sbagliate come i voucher o l’aumento della flessibilità dei contratti a termie. Mentre non si rinnovano i contratti e in bilancio non c’è nulla per le stabilizzazioni”.

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