“E’ mancata la fiducia”

Baldini e Castagnini spiegano il loro divorzio dal Palermo: "Il gruppo della promozione non c'è più". Squadra provvisoriamente affidata all'allenatore della Primavera, Di Benedetto

Sarà l’allenatore della Primavera, Stefano Di Benedetto, a guidare il Palermo domenica sera al Barbera nell’esordio in Coppa Italia con la Reggiana. Ad annunciarlo è stata la società di viale del Fante comunicando che il tecnico assumerà l’incarico ad interim dopo le dimissioni di Silvio Baldini. La direzione sportiva, invece, è stata affidata momentaneamente a Leandro Rinaudo che viene così promosso dal ruolo di responsabile del settore giovanile alla prima squadra. “Contestualmente – ha annunciato il club rosanero – il Palermo comunica di avere ricevuto le dimissioni del collaboratore della prima squadra Mattia Baldini (figlio dell’ormai ex tecnico Silvio, ndr), e di avere sollevato dall’incarico il viceallenatore Mauro Nardini ed il collaboratore della prima squadra Stefano Pardini”. Nel frattempo, il club continua la ricerca del nuovo allenatore. I nomi ricorrenti sono quelli di Eugenio Corini, Claudio Ranieri e Daniele De Rossi.

Stamane Baldini e il ds Baldini, entrambi dimissionari, hanno spiegato le ragioni della loro scelta in conferenza stampa. “Sento di non essere parte del progetto della società – ha detto Baldini leggendo un testo – e questo non mi consente di lavorare con la giusta mentalità. Ho ravvisato che non riesco a lavorare come l’anno scorso, che non posso portare la squadra in serie A, né nel breve né a lungo termine. La mia è una scelta ponderata presa in conseguenza del senso di responsabilità che ho verso i tifosi, la città e la squadra”.  “Noi l’anno scorso abbiamo vinto i playoff – ha poi spiegato Baldini – non perché eravamo la squadra più forte, ma il gruppo più forte. E ora quel gruppo non c’è più. Quando dico che non mi sento di essere parte della società significa che ho realizzato che non ci sono più i presupposti per migliorare il rendimento della squadra. Nel mio animo c’era un solo scopo, portare la squadra in serie A. Siccome io ho detto che il Palermo andrà in A e voglio lottare per la A, se non ci sono questi presupposti che devo fare? Non sono uno che si tiene lo stipendio, fa brutte figure nelle prime cinque giornate e si fa cacciare”.

Baldini ha raccontato di alcuni malumori dentro il gruppo squadra. “Non mi arrivava più la fiducia che c’era nella stagione scorsa – ha sottolineato Baldini – percepivo l’amarezza di Castagnini e di chi parlava con lui. Non eravamo più gli stessi. Che dovevamo fare? Aspettare che ci prendessero a calci nel culo per i risultati che non sarebbero arrivati e continuare a prendere lo stipendio? Meglio cambiare ora così il club ha l’opportunità di intervenire”. Baldini ha sottolineato come il gruppo forte e coeso “non c’è più per una serie motivi – ha detto – ci sono giocatori che pensavano di prendere un ingaggio migliore e non lo hanno preso, giocatori che per firmare il contratto sono stati 10 giorni a casa e poi hanno preso lo stesso ingaggio della C, persone intorno a me e ai miei collaboratori che non sono felici. Ognuno ha esternato le sue amarezze. Se io vado in B e non ho l’entusiasmo giusto per conquistare la A non riesco a trasmettere le emozioni che servono per lavorare sul campo. Non accuso il Palermo, il club ha cambiato proprietà e modo di lavorare. Solo che il nuovo modo pretende del tempo per metabolizzare tutto. Il calcio però tempo non te ne dà. Avrei dovuto rassegnare le dimissioni 15 giorni fa, ma non l’ho fatto perché non volevo fuggire”. Per Baldini la sconfitta contro il Pisa in amichevole per 5-0 è stata la prova che le cose non andassero. “Anche se eravamo in formazione rimaneggiata – ha detto l’allenatore – noi quattro gol in mezzora non li prendiamo nemmeno se mandiamo in campo la formazione Berretti. La mia protettrice, Santa Rosalia, mi ha detto ‘apri gli occhi’. Mi ha fatto prendere 4 gol in mezz’ora. Quel Pisa è una squadra mediocre, un mese fa gliene avremmo fatti noi 4 gol. Non potevo fare finta di niente. Ci siamo resi conto dei problemi ed è giusto che il Palermo, ora che ha la possibilità economica di creare nel tempo una squadra forte e duratura, e mi dispiace che non ne sarò partecipe, lo faccia, ma non con questi presupposti. Ne va della mia dignità”.

Anche l’ormai ex ds rosanero, Renzo Castagnini, ha commentato il doppio divorzio: “Baldini è rimasto a Palermo per i grandi risultati che ha fatto, tutta la città era felice che proseguisse la sua avventura. E questo la nuova proprietà lo ha riconosciuto. Di conseguenza, lui si era esposto per me e anche io sono rimasto. Ma in realtà noi non ci sentivamo al centro del progetto. Pur con queste sensazioni, abbiamo deciso di provare a fare un determinato tipo di lavoro. Diciamo che non ci siamo riusciti, a un certo punto abbiamo capito che avevamo perso il gruppo, che avevamo perso tutta quella forza che ci ha portato ad ottenere quel grandissimo risultato e abbiamo deciso che non era il caso di continuare. Il mister col City non ha mai avuto rapporti diretti ed è per questo che non si sentiva al centro del progetto. Lui è il capo struttura tecnica, ma non ha mai avuto questa sensazione”. Per Castagnini alla base delle sue dimissioni non c’è stata una divergenza sul mercato. “Tutte le operazioni – ha detto – le abbiamo fatte insieme. Tutto è stato condiviso e scelto, anche da me. Non è stato un problema di mercato. Non ho niente contro il City Group, ma l’anno scorso abbiamo lavorato in un altro modo. Sul filo di emozioni che non siamo più riusciti a trasmettere. Non puoi fare aspettare dieci giorni un giocatore per firmare un contratto e lo tieni lontano, quello si sente meno importante. Ci siamo accorti che non riuscivamo a fare un certo tipo di lavoro e abbiamo detto basta”.

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