Catania nell’età del bronzo: ripresi gli scavi

Università riattiva ricerche archeologiche avviate 50 anni fa in 2 siti FOTO

CATANIA – Avevano poco più di 20 anni i ricercatori Dario Palermo, Massimo Frasca ed Enrico Procelli dell’università di Catania, quando nel 1971 segnalarono le interessanti ceramiche da riferire all’età del bronzo antico presenti nel sito di Torricella a Ramacca. Da quella segnalazione l’archeologo Luigi Bernabò Brea predispose il cantiere di scavo in quell’area. Uno scavo che è ripreso nei giorni scorsi grazie alla convenzione siglata tra l’ateneo catanese (tramite il Dipartimento di Scienze della formazione) e la Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali di Catania.

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“L’idea di riprendere le attività di ricerca archeologica nella vasta e ricca area di Ramacca si deve proprio al compianto Dario Palermo, ordinario di archeologia classica”, spiega la professoressa Eleonora Pappalardo, docente di archeologia classica del dipartimento etneo e allieva del prof. Palermo.

Le ricerche hanno interessato due aree cruciali per la conoscenza dell’archeologia siciliana: il sito di Torricella, risalente all’età del bronzo antico, scoperto e parzialmente indagato negli anni 70 dagli allora studenti Palermo, Frasca e Procelli, e il sito La Montagna, dove ha sede un insediamento di età arcaica, esempio chiaro di zona indigena in fase di ellenizzazione, e dove Enrico Procelli e Rosa Maria Albanese Procelli dell’ateneo catanese avevano scavato strutture complesse da riferire all’abitato arcaico.

Nel 1994 la Soprintendenza di Catania aveva già condotto campagne di scavo nel terrazzo meridionale del sito La Montagna portando alla luce un monumentale edificio con banchine al cui interno era stata trovata, e restaurata, una fornace. Proprio a nord-est dell’edificio il gruppo ha aperto una nuova trincea seguendo strutture murarie affioranti dagli scavi precedenti e mettendo in luce un nuovo ambiente, affine al precedente, ma di maggiori dimensioni e di complessa stratigrafia. “In questa struttura di grandi dimensioni è possibile distinguere aree destinate alla cottura e alla conservazione degli oggetti – spiega la prof.ssa Pappalardo -. A giudicare dalle cospicue tracce di incendio e dall’ingente materiale ceramico combusto ancora conservato al suo interno, è ipotizzabile che la sua fine sia da attribuire a un violento episodio di distruzione”.

Per quanto riguarda l’insediamento preistorico di Torricella il gruppo ha incentrato le indagini sulla prosecuzione dei lavori inaugurati negli anni 70: “Si tratta di un vasto insediamento risalente al bronzo antico di cui, al momento, sono stati indagati due settori – aggiunge la docente -. Nel corso di questa campagna si è deciso di chiarire la situazione del cosiddetto cantiere nord, dove i colleghi che ci hanno preceduto, dotati di eccezionale intuito, avevano scoperto una poderosa struttura muraria ad andamento curvilineo delimitante lembi di piano di calpestio in terra battuta, da riferire alla nota facies siciliana di ‘Castelluccio’. La campagna di scavi 2022, dunque, inaugura una nuova fase di ricerca archeologica che, speriamo, si protrarrà per diversi anni”.

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