Cop26: rischio +2,4 gradi nel 2100

Gli impegni di Glasgow non bastano: un miliardo di persone sarebbe esposto a ondate di calore e inondazioni

GLASGOW –  Anche con i nuovi impegni di decarbonizzazione presi dagli stati alla Cop26 di Glasgow, le emissioni di gas serra al 2030 saranno il doppio di quelle necessarie per restare entro 1,5 gradi di riscaldamento, e l’aumento delle temperature al 2100 sarà di 2,4 gradi. Lo sostiene il Climate Action Tracker, analisi indipendente delle ong tedesche Climate Analytics e NewClimate Institute, sostenute anche dal governo tedesco. Lo studio è stato presentato oggi alla Cop26 di Glasgow.

Secondo il rapporto, soltanto con gli impegni presi a Glasgow per il 2030, il riscaldamento globale salirà di 2,4 gradi dai livelli pre-industriali nel 2100. Con le politiche attuate al momento dai governi (non quelle promesse a Glasgow), al 2100 il riscaldamento rispetto ai livelli pre-industriali sarà di 2,7 gradi. Per il Climate Action Tracker, se venissero attuati gli impegni per zero emissioni nette presi da Usa e Cina al vertice organizzato da Joe Biden ad aprile (Usa al 2050 e Cina al 2060), il riscaldamento al 2100 si fermerebbe a 2,1 gradi. Attuando invece tutti gli impegni per zero emissioni nette presi a Glasgow (compreso quello dell’India al 2070), al 2100 si scenderebbe a +1,8 gradi.

Alla Cop26 oggi è stata presentata anche una ricerca dello Uk Met Office, l’agenzia meteorologica pubblica britannica: con un aumento di 2 gradi delle temperature, 1 miliardo di persone sarebbero a rischio di ondate di calore, siccità e inondazioni. Un rapporto della ong Germanwatch ha invece riservato una brutta sorpresa all’Italia. Il nostro paese perde tre posizioni e scivola al 30/o posto nella classifica di 63 Paesi (più l’Ue) impegnati nella lotta alla crisi climatica. Colpa del rallentamento dello sviluppo delle rinnovabili e di una performance bassa nella politica climatica nazionale. “E’ dimostrato che ci sono stati progressi, ma non sono sufficienti – ha commentato i rapporti Alok Sharma -. Io posso dire che se guardiamo a dove eravamo diretti prima dell’Accordo di Parigi, erano 6 gradi. Dopo Parigi siamo scesi a 4 gradi. Ora i rapporti parlano di una cifra intorno ai 2 gradi. Questo non è buono abbastanza. Io dico che se vogliamo essere credibili a questa conferenza, dobbiamo puntare a 1,5 gradi”. 

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