Castiglione chiude la tonnara a Favignana: “Ho perso centinaia di migliaia di euro”

L'abbassamento delle quote del pesce. L'imprenditore trapanese: "Questa politica incapace mi costringe a mandare tutti a casa"

TRAPANI – “Contavamo di ottenere 100 tonnellate o, nella peggiore delle ipotesi, 70; invece la quota assegnata dal ministero è di 14 tonnellate. Non voglio fare polemica, dico solo che, se questo è il metodo della politica per sviluppare il Mezzogiorno, possiamo chiudere bottega”. L’imprenditore Nino Castiglione, che due anni fa per non perdere i diritti acquisiti ha investito 700 mila euro nella tonnara a Favignana, è profondamente amareggiato.
In queste ore, “con grande dispiacere, nelle Egadi è in corso la sospensione dell’intera operazione”, aggiunge. “Il calo della tonnara coinvolge, oltre l’indotto, 40 unità lavorative, nonché l’impiego di imbarcazioni e reti. Per calare la tonnara – ribadisce l’imprenditore – abbiamo dovuto affrontare una sfilza di pastoie burocratiche, che ci hanno rubato tempo e denaro. Adesso la doccia gelata”.
Castiglione è sconfortato: “Un imprenditore che investe centinaia di migliaia di euro ha piena consapevolezza dei rischi che corre, ma può sopportare i rischi imprenditoriali, non quelli di una politica incapace di sostenere chi decide di creare sviluppo e salvaguardare le tradizioni di un territorio”.
“Ho commesso un solo errore – prosegue -: credere nella buona fede di chi ha la responsabilità di creare tutte quelle condizioni che possano consentire al mondo imprenditoriale di investire, cioè la politica”.
L’imprenditore sta ricevendo numerose telefonate di politici: “Io non appartengo a nessuno, sono qui e attendo un ripensamento della ripartizione delle quote; il danno economico, però, è già compiuto. Abbiamo deciso di dismettere la tonnara, perché non si possono buttar via centinaia di migliaia di euro in assenza di certezze. Per quest’anno chiudiamo i battenti. Ci avevamo creduto ma ci siamo sbagliati”.
Una posizione che attira l’intervento del sottosegretario alle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Franco Manzato: “Sul tema delle tonnare si sta facendo un gran parlare, evidentemente strumentale, senza conoscere (o volere conoscere) davvero come stanno le cose. Chi ha attaccato il mio provvedimento ha detto che a Favignana erano state assegnate (o promesse?) più di 40 tonnellate della quota spettante per quest’anno al settore delle tonnare fisse. Questo è semplicemente falso. Quella cifra è inventata: dove l’hanno letta? Chi Se qualcuno gliel’ha garantita questo qualcuno ha commesso un abuso, e cercherò di capire quale sia la fonte”.
“L’impianto delle Egadi, a parte la struttura turistica, ha una capacità produttiva fortemente influenzata dalla sua collocazione geografica che – prosegue -, rispetto ad altri impianti, richiede più tempo affinché le gabbie si possano riempire; tempo che, con un meccanismo perverso di pesca olimpica non avrebbe sicuramente avuto. I dati di fatto contano più delle parole”.
Sulla questione dice la sua anche l’assessore alle Attività produttive della Regione siciliana, Mimmo Turano: “Le quote individuali di cattura di tonno rosso assegnate dal ministero sono uno schiaffo insopportabile al territorio, ai pescatori e agli imprenditori che coraggiosamente avevano deciso di rilanciare la tonnara di Favignana. Il governo nazionale non può far finta di niente, auspico che il ministro Centinaio convochi nella maggiore delle isole Egadi un tavolo tra istituzioni e comparto per ridiscutere totalmente le quote di pescato comunitarie e nazionali”.
“Abbiamo bisogno – sottolinea Turano – di riaprire la discussione in Europa sulle quote tonno ed anche di avviare una revisione della ripartizione delle quote tra le diverse modalità di pesca che attualmente avvantaggiano le cosiddette ‘tonnare volanti’ a discapito di quelle fisse o con palangaro, e quelle che riguardano i singoli pescatori che attualmente vedono delle ripartizioni che impediscono di vivere dignitosamente. E’ inconcepibile che una regione come la nostra debba affidarsi a un ricorso per tutelare diritti storici e un’economia basata sul mare”.

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