Gruppo di psicoanalisi multifamiliare per i disturbi psichiatrici

di Nuccio Sciacca. A Modica confronto reciproco e sostegno collettivo per aiutare i pazienti

Jorge Garcia Badaracco era un medico, psichiatra e psicoanalista argentino che ha legato il suo nome alla psicoanalisi multifamiliare, un approccio che ha teorizzato, insegnato e praticato fino ai suoi ultimi giorni di vita, è morto nel 2011. Ma cos’è il gruppo di psicoanalisi multifamiliare? Si costituisce come una possibilità d’incontro tra persone legate da vincoli familiari (famiglie con all’interno una persona sofferente di disagio psichico) e di alleanza (più famiglie insieme e operatori dei servizi) al fine di creare una rete sociale di supporto al cambiamento. Il gruppo, in pratica, vuole essere una possibilità di cura per cercare di prevenire eventuali ricadute dopo percorsi residenziali e per facilitare il lavoro con i pazienti e le loro famiglie. E’ quello che si propone il reparto di Psichiatria di Modica, responsabile Giorgio Garofalo, che ha attivato proprio un gruppo di psicoanalisi multifamiliare, prendendo spunto dal modello teorico elaborato da Badaracco, con l’obiettivo di affrontare i disturbi psichiatrici in un contesto relazionale ampio che coinvolga non solo i pazienti ma anche i loro familiari (genitori, fratelli ecc).

Badaracco, infatti, intuì che il coinvolgimento simultaneo di più famiglie potesse amplificare i processi di comprensione e cambiamento, grazie a un clima di confronto reciproco e sostegno collettivo. Questo approccio si è diffuso progressivamente in ambito psichiatrico e oggi rappresenta una pratica consolidata e innovativa. Il gruppo multifamiliare coinvolge oltre 15 nuclei familiari provenienti dagli ambulatori centrali di Modica e da quelli periferici di Scicli, Ispica e Pozzallo. Gli incontri, che si tengono il pomeriggio a martedì alterni, rappresentano uno spazio protetto in cui famiglie e pazienti condividono esperienze, emozioni e strategie di gestione delle difficoltà, supportati da un’équipe multidisciplinare. Gli operatori che hanno avviato il progetto sono stati formati specificamente sull’approccio multifamiliare, acquisendo le competenze necessarie per facilitare le dinamiche del gruppo e valorizzare le risorse di ogni nucleo.

Il progetto, che ha coinvolto nel tempo altri professionisti, contribuisce a diffondere all’interno del Servizio di Psichiatria una nuova cultura terapeutica, centrata sulla collaborazione, sulla condivisione e sulla valorizzazione del contesto familiare come risorsa fondamentale. Questa esperienza rappresenta un cambiamento significativo, non solo per l’impatto sui pazienti e sulle famiglie, ma anche per la crescita professionale degli operatori e l’evoluzione del sistema sanitario locale verso modelli più inclusivi e partecipativi. Per raggiungere questo risultato bisogna costruire una situazione in cui le differenti idee espresse dalle persone, per quanto diverse, non producano contrapposizioni, ma perseguano la complementarietà. Il gruppo multifamiliare, in definitiva, si propone di supportare il paziente nella rete sociale ed affettiva in cui vive ed è inserito. Una rete sociale su cui intervenire non soltanto perché possa fornire aiuto al paziente verso il benessere e la prevenzione da eventuali ricadute, ma anche per divenire essa stessa promotrice di supporto e dispositivo che arricchisca l’attuale sistema della cura integrandosi a esso e ampliando le possibilità offerte dal territorio.

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