Muore Quincy Jones, l’anima di We are the world

Il leggendario produttore musicale statunitense aveva 91 anni

Se nella musica si dovesse scegliere definitivamente chi merita di essere ricordato con l’acronimo ‘goat’, il più grande di tutti i tempi, non c’è dubbio che il titolo andrebbe assegnato a Quincy Jones, leggendario produttore che se n’è andato ieri notte a 91 anni a Los Angeles, dopo una vita intensissima, della quale restano perle come l’organizzazione di “We are the world” insieme con Michael Jackson.

Voleva fare il trombettista quando mosse i primi passi nella musica e da Chicago si trasferì a Seattle dove incontrò un coetaneo, un pianista cieco che allora imitava Nat King Cole destinato a diventare ‘The Genius’: era Ray Charles che sarebbe rimasto per tutta la vita uno dei suoi migliori amici. Il suo talento formidabile era nello scrivere partiture e arrangiamenti: se ne accorsero i grandi dopo un disco che è una perla dei jazzofili più raffinati, quello di Hellen Merril con Clifford Brown: vennero così gli ingaggi con Count Basie, Sarah Vaughan, Dinah Washington, Dizzy Gillespie.

Ma la differenza la fa la decisione di andare a Parigi a studiare composizione con Nadine Boulanger che tra i suoi allievi aveva avuto Leonard Bernstein, Aaron Copland e Astor Piazzolla. Quando torna in America la strada è pronta per il mito di ‘Q’: lavora con tutti i grandi, scrive gli arrangiamenti dei dischi memorabili di Frank Sinatra e Count Basie (stupendo il suo ricordo di Sinatra che guardando la sua partitura gli disse: “troppe note”), a Miles Davis, da Barbra Streisand a Tony Bennet tutti chiedono il suo magic touch.

Lavora tantissimo per il cinema e per le serie tv, cogliendo sempre lo spirito del tempo, muovendosi con disinvoltura tra Blaxploitation e cinema d’autore come ‘Il colore viola’ di Spielberg. Nel pop spicca la magica trilogia di Michael Jackson: ‘Off The Wall’, ‘Thriller’, ‘Bad’: vuol dire 200 milioni di copie in tre dischi, i tre capitoli fondamentali di un mito del pop: quando il sodalizio con Quincy Jones è terminato, è iniziata la discesa agli inferi di Michael Jackson. “Nella Black Music ci sono dei giganti come Marvin Gaye o Al Green ma Michael is magic”, diceva. Solo lui, come racconta il documentario intitolato in italiano ‘La notte che ha cambiato il pop’, poteva organizzare un progetto come ‘We Are The World’, solo lui aveva il carisma per tenere in ordine il caos e lo scontro di ego che regnava quella notte e trasformarlo in una canzone leggendaria.

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