Enna, convegno dell’associazione donne medico sull’endometriosi

di Nuccio Sciacca. Lo staff del Garibaldi di Catania spiega la necessità dell’approccio multidisciplinare

ENNA – L’endometriosi è la presenza di endometrio, mucosa che normalmente riveste esclusivamente la cavità uterina, all’esterno dell’utero e può interessare la donna già alla prima mestruazione e accompagnarla fino alla menopausa. Gli studi istologici hanno evidenziato che l’endometrio nella endometriosi è simile all’endometrio normale. È caratterizzato dalla presenza di recettori ormonali, come l’endometrio normale, ma ha un’alta capacità di adesività che gli permette di aderire a strutture extrauterine, come le sedi in cui l’endometriosi si sviluppa.

Sebbene sia ritenuta una patologia dell’età riproduttiva, non sono rari i casi di endometriosi anche in post menopausa, soprattutto in donne che stiano assumendo trattamenti ormonali sostitutivi. La sezione di Enna dell’Associazione donne medico (ADM) ha per questo organizzato in collaborazione con l’Associazione progetto endometriosi (APE) un focus sulla necessità di un approccio multidisciplinare alla patologia. Ne hanno parlato Marco D’Asta, Damiana Tomasello, Nino Vallone, Giusi Lizio e Chiara Catalano guidati dal direttore del Dipartimento Materno infantile del Garibaldi di Catania, Giuseppe Ettore (nella foto con la presidente ADM di Enna Linda Vitale e la delegata del Sud, Mariaconcetta Di Stefano).

In Italia sono affette da Endometriosi il 10-15% delle donne in età riproduttiva; la patologia interessa circa il 30-50% delle donne infertili o che hanno difficolta a concepire. Le donne con diagnosi conclamata sono almeno 3 milioni. Il picco si verifica tra i 25 e i 35 anni, ma la patologia può comparire anche in fasce d’età più basse. La diagnosi arriva spesso dopo un percorso lungo e dispendioso, il più delle volte vissuto con gravi ripercussioni psicologiche per la donna. L’endometriosi è inserita nell’elenco delle patologie croniche e invalidanti, negli stadi clinici più avanzati (“moderato o III grado” e “grave o IV”) riconoscendo a queste pazienti il diritto ad usufruire in esenzione di alcune prestazioni specialistiche di controllo.

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