Cassate al boss: a Palermo tutti pagavano il pizzo

Nuovi assetti dei clan: 8 arresti VIDEO-NOMI

PALERMO – La squadra mobile e lo Sco hanno arrestato a Palermo 8 persone accusate di associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso, traffico di stupefacenti e detenzione illegali di armi. L’inchiesta riguarda le famiglie del mandamento palermitano di Brancaccio, Roccella-Guarnaschelli e Corso dei Mille e svela i nuovi assetti organizzativi dei clan. Oltre a individuare i referenti, che avrebbero assunto la gestione delle principali attività illecite dopo gli arresti dei vecchi boss, l’indagine ha accertato diversi casi di estorsione ad attività commerciali della zona, strette dalla morsa mafiosa che controllava dagli hotel alle officine meccaniche, al venditore ambulante dello street food.

Autodemolizioni, hotel, pasticcerie pagavano il pizzo, anche in natura, con le cassate regalate agli uomini di Giuseppe Arduino, esponente di spicco della mafia di Brancaccio, uscito dal carcere, che si era rimesso a girare in lungo e in largo con uno scooter che non avrebbe potuto guidare perché senza patente, ma anche perché sottoposto alla sorveglianza speciale. Arduino imponeva il pizzo, controllava chi stava eseguendo lavori di ristrutturazione, chi doveva fermare i cantieri perché non si metteva in regola. Un controllo del territorio costante e continuo.

I clan inoltre controllavano le scommesse clandestine on line e gestivano le piazze di spaccio, soprattutto nel quartiere Sperone. Ed è in questo contesto che è maturato l’omicidio del boss Giancarlo Romano, ucciso per questioni relative al pizzo sulle scommesse on line la settimana scorsa. Il delitto sarebbe scaturito da un debito di 2.500 euro. Romano era coinvolto nell’inchiesta che oggi ha portato agli arresti: gli inquirenti ne avevano accertato il ruolo all’interno del clan. I suoi assassini sono sono stati fermati poco dopo il delitto e sono detenuti.

Gli indagati hanno cercato di imporre sul territorio i circuiti di gioco d’azzardo on line a loro riferibili. Tanto che Vella, Arduino e Romano avevano convocato chi raccoglieva le scommesse invitandoli a non usare i pannelli di Camillo Mira. Anzi, lo stesso Mira doveva togliere i suoi e sostituirli con quelli forniti dall’organizzazione che faceva capo ad Arduino, Vella e Caruso. Ed è proprio con i Mira che lo scorso lunedì è nato lo scontro che ha provocato prima l’aggressione nel magazzino di via XVII Maggio da parte di Alessio Salvo Caruso, poi la reazione di Camillo Mira e del figlio Antonio e infine il conflitto a fuoco nel quale Giancarlo Romano è stato ucciso e Alessio Salvo Caruso gravemente ferito proprio da Camillo Mira, come lui stesso ha raccontato al giudice.

Secondo le indagini, Romano aveva trattato con Giuseppe Arduino e Vincenzo Vella, finiti in carcere nel corso dell’operazione, per attività estorsive, la gestione delle piazze di spaccio, ma anche l’acquisto di armi e munizioni. Romano avrebbe svolto le funzioni di reggente delle famiglie di corso dei Mille. I tre avevano più volte discusso in merito a un’estorsione di cinque o diecimila euro che riguardava l’acquisto di un capannone nella zona industriale di Brancaccio e all’affittuario di un nuovo terreno in corso dei Mille da destinare a parcheggio. Intercettati, discutevano di un regalo dai cinque ai diecimila euro per chiudere l’affare e consentire l’inizio dell’attività. Nel caso del parcheggio avrebbero anche chiesto un posto di lavoro.

“Questa accelerazione investigativa e giudiziaria è anche, certamente, il frutto del recente fatto di sangue avvenuto nel mandamento di Brancaccio, mi riferisco ai fatti avvenuti il 26 febbraio costati la vita a Giancarlo Romano e al grave ferimento di Alessio Salvo Caruso”, ha detto il capo della Squadra mobile della questura di Palermo, Marco Basile. In seguito all’ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal gip di Palermo su richiesta della Dda, coordinata da Maurizio De Lucia, agli indagati sono contestati una quindicina di episodi estorsivi, ha spiegato Basile, “ai danni di esercizi commerciali attraverso la tecnica definita ‘a tenaglia’, cioè forme di richiesta del pizzo estese dall’hotel fino ai piccoli e medi esercenti e anche piccoli ambulanti. E’ inoltre stata ricostruita la gestione nel traffico degli stupefacenti, sia per quanto riguarda l’approvvigionamento sia nella richiesta del cosiddetto mensile per la gestione della piazza di spaccio ad altri soggetti”.

Gli indagati sono Alessio Salvo Caruso, 28 anni, tuttora ricoverato in ospedale e gravemente ferito durante l’agguato di lunedì scorso; Giuseppe Arduino, 54 anni; Giuseppe Chiarello, 48 anni; Damiano Corrao, alias “kiss kiss”, 62 anni; Francesco Farina, 70 anni; Sebastiano Giordano, 63 anni; Antonio Mazzè, 57 anni; Settimo Turturella, 53 anni, e Vincenzo Vella, 58 anni.

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