Bimbo caduto dal 6° piano lascia la rianimazione

Palermo: ha una frattura al braccio, il padre precipitato con lui è morto

PALERMO – Ha lasciato il reparto di Rianimazione il bimbo di 4 anni caduto dal sesto piano insieme al padre, che è morto, alla vigilia di Natale, a Palermo. Dopo un periodo di osservazione i medici hanno deciso di trasferirlo in un reparto di degenza. Nonostante il volo di 20 metri le sue condizioni non sono gravi: ha una frattura al braccio e alcuni valori che devono essere tenuti sotto controllo dopo l’impatto con il torace e l’addome sul tetto di un ristorante, in via Ausonia.

Il piccolo ha ammortizzato l’impatto, mentre il padre di 38 anni, un professore ordinario del dipartimento d’ingegneria di Palermo, che due anni fa aveva perso la moglie per il Covid, ha sfondato il tetto continuando la caduta ed è morto in ospedale. Il bambino viveva, insieme al papà, a casa della nonna materna, dove è avvenuta la tragedia. La ricostruzione dei fatti necessita ancora di approfondimenti: per quanto la versione dell’incidente prevalga, nelle ultime ore si sta valutando anche l’ipotesi di un gesto premeditato e l’attendibilità di qualcuno che avrebbe visto padre e figlio tenersi per mano durante la caduta.

La dottoressa a capo del pronto soccorso pediatrico dell’ospedale Vincenzo Cervello di Palermo, che per prima ha accolto il piccolo, ha raccontato che il bambino piangeva e chiamava il padre, mentre l’uomo giaceva agonizzante accanto a lui in ambulanza. “Mi chiedo – dice la dottoressa – se questo piccolo, che due anni fa ha perso la madre per il Covid, porterà in sé qualche segno indelebile di tutto questo. Da medico, mentre curavo insieme a tutta l’équipe del pronto soccorso il dolore provocato dalle lesioni del suo corpicino, mi sono accorta che non riuscivamo a curare qualcosa di più profondo che mi mostravano quei grandi occhi azzurri attoniti, terrorizzati, che cercavano di scorgere fra i camici bianchi un volto amico, conosciuto, rassicurante e protettivo: un dolore così profondo che non si può curare. E di fronte a tutto questo, mi sono sentita impotente, devastata da così tanta sofferenza”.

“Noi tutti del pronto soccorso siamo soddisfatti degli interventi sanitari volti a salvaguardare la vita di questo bambino, ma non il dolore della sua esistenza. Questo deve farci riflettere sui veri valori, sulla bellezza della famiglia, sulla ricchezza dell’amore, sulla fortuna della salute, cose che spesso diamo per scontate; ma la vita ci insegna che non sempre lo sono”.

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