Vedette, covi e nomi in codice: così funzionava la Fossa dei Leoni

Maxi operazione antidroga a Librino: 14 arresti VIDEO-NOMI 

CATANIA – Sono 14 le persone indagate a vario titolo per associazione finalizzata al traffico, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti nell’operazione Fossa dei leoni II condotta tra le province di Catania, Palermo, Cosenza ed Enna. L’indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia etnea e condotta dai carabinieri della compagnia Fontanarossa, ha consentito di smantellare una fiorente piazza di spaccio situata lungo viale Grimaldi, nel quartiere Librino di Catania, conosciuta appunto come Fossa dei leoni, per la sua struttura morfologica, e storicamente riconducibile al clan Cappello.

Numerose le contromisure utilizzate dai pusher per non essere sorpresi dalle forze dell’ordine mentre garantivano il costante approvvigionamento di crack, cocaina e marijuana ai numerosi acquirenti. La piazza di spaccio, suddivisa su due turni, uno giornaliero e uno serale, garantiva agli acquirenti l’acquisto di sostanze stupefacenti per le quali pusher e vedette utilizzavano veri e propri nomi in codice: “camicie” per la cocaina, “crackers” per il crack e “giubbotto” per la marijuana. La postazione del pusher, collocata all’interno dell’androne di una delle due palazzine del viale Grimaldi 10, era protetta da un portone in ferro battuto, abusivamente installato e apribile solo dall’interno.

A ulteriore “difesa” del pusher era prevista una rete di vedette, alcune osservavano gli ingressi, altre garantivano un filtro tra gli acquirenti in arrivo. In caso di intervento delle forze dell’ordine, le vedette facevano allontanare gli acquirenti e il pusher di turno, chiuso il portone in ferro, abbandonava la propria postazione, nascondendosi in uno degli appartamenti dello stabile o, in alternativa, raggiungendo la terrazza all’ultimo piano dell’edificio, dove veniva occultata – e poi recuperata successivamente – la sostanza stupefacente. Gli indagati tratti in arresto, secondo quanto risulta dalle indagini, nascondevano le dosi di cocaina e crack, per via delle ridotte dimensioni, all’interno delle abitazioni di alcuni degli appartenenti al sodalizio o, in alternativa, occultate nelle aiuole del piazzale antistante la piazza di spaccio, in cavità ricavate tra i rifiuti e le macerie; i quantitativi di marijuana sarebbero stati occultati nell’abitazione di uno degli indagati, privo di precedenti penali, il quale si sarebbe occupato anche del confezionamento dello stupefacente in singole dosi.

Tale modo di agire avrebbe garantito l’operatività ininterrotta della piazza di spaccio, riducendo al massimo le possibili conseguenze derivanti dall’intervento delle forze dell’ordine. Un vero e proprio sistema di regole ed espedienti che sarebbe stato messo a punto dal presunto capo-promotore, Angelo Condorelli. Nel corso dell’attività i carabinieri hanno eseguito complessivamente 26 arresti in flagranza di reato, denunciato 2 persone in stato di libertà e sottratto al circuito del traffico di sostanze stupefacenti 66,620 kg di marijuana, 61 gr di crack e 57 gr di cocaina. Sono stati, inoltre, sequestrati due pistole, un fucile, trentuno cartucce di vario calibro, un sistema di videosorveglianza, uno smartphone munito di scheda telefonica, un pizzino recante date e numeri attinenti all’approvvigionamento della sostanza stupefacente e 2.810 euro, provento dell’attività illecita.

Gli arrestati sono Giuseppe Amoruso, classe 1994; Angelo Condorelli, classe 1990 (in atto detenuto presso casa circondariale Enna); Francesco Condorelli, classe 1985 (in atto detenuto presso casa circondariale Piazza Lanza); Salvatore Cristaudo, classe 1989 (in atto detenuto presso casa circondariale Palermo); Orazio Drago, classe 1970; Daniele Giuseppe Fabiano, classe 1989; Lucio Lombardo, classe 1990; Alessandro Rossello, classe 1997 (in atto detenuto presso casa circondariale Rossano Calabro); Daniele Rossello, classe 1993; Roberto Santapaola, classe 1980; Nunzio Tomaselli, classe 1991.

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