“Gli attassati”: risate garantite con Matranga e Minafò

di Simona Mazzone. È uscito il secondo film dei comici palermitani

PALERMO – Chi non ha ricevuto una cartella esattoriale alzi la mano! Beh pochi, pochissimi, soprattutto se andiamo a Pantama, cittadina sperduta del sud, dove un esercito di esattori delle tasse, cartelle alla mano, gongola nel consegnare avvisi di ogni genere: multe, sfratti e pignoramenti a tutti gli abitanti del luogo. Si apre così la trama de “gli attassati”, film di Lorenzo Tiberia che vede protagonisti Matranga e Minafó, il duo palermitano nato nel 2005, e disponibile in esclusiva su Prime. I comici Matranga e Minafò, amati dal grande pubblico grazie a Sicilia Cabaret, alla loro partecipazione alla trasmissione “Made in Sud” e a tanti altri spettacoli, nel 2020 hanno debuttato come attori protagonisti nel film “Un pugno di amici”, diretto da Sergio Colabona e adesso arriva questa seconda pellicola dalla trama inverosimile, ma non troppo!

LA TRAMA. Dopo la pandemia, iniziano a piovere sugli abitanti della cittadina cartelle esattoriali. In realtà, dietro c’è una sorta di accordo illecito tra l’avido e corrotto sindaco, intenzionato ad appianare il bilancio comunale e, nel contempo, a diventare segretario del suo partito e il losco direttore di Equitù, detto “lo Sceriffo”. Tra le vittime di Equitù anche Toni, squattrinato rappresentante di guanti e mascherine, ed Emanuele, bizzarro hair-stylist per cani. Entrambi sono accomunati da una salatissima cartella esattoriale, impossibile da pagare. Cosa fare? Semplice, basta organizzare il colpo dell’anno e i due, da perfetti sconosciuti, diventano complici: decidono di intrufolarsi nella sede di Equitù per rubare tutte le copie delle cartelle esattoriali sia cartacee che elettroniche, insieme ad una improbabile banda. “Chi non lo avrebbe mai fatto?”, si chiedono i due protagonisti.

L’INTERVISTA. Ed è proprio Toni Matranga a spiegare che la pellicola non è poi così lontana dalla realtà. «C’è una ribellione in corso. Ho letto che distruggono autovelox… vabbè, noi l’abbiamo fatta più grossa, abbiamo fatto una rapina all’Agenzia delle Entrate!».
Sarebbe possibile nella realtà?
«Tecnicamente si, basta eliminare le multe esistenti in sede e cancellare la memoria del terminale. Rimarrebbe solo una terza copia che è quella in possesso ai cittadini! Infatti il sindaco dice: “Se riportate le multe cartacee in vostro possesso le riattiviamo”».
Nella realizzazione della sceneggiatura avete preso il meglio delle pellicole più famose di questo genere, come “Ocean’s eleven” o “La Casa di Carta” e poi i riferimenti a “Mission
Impossible”, Brave Heart”, “Philadelphia”.

«Vero. In parte sono accenni a quei film dove i protagonisti hanno realizzato le rapine più grosse della storia, con lo scopo di prelevare soldi. Noi invece cerchiamo soltanto di recuperare i nostri debiti».
E la vostra vita… Da dove è nata l’idea? Vi è arrivata una cartella esattoriale troppo salata?
«L’idea nasce in pandemia. Intanto volevamo continuare con il crime comico che è il nostro genere e che ci piace parecchio. Però ci eravamo già giocati la rapina e allora l’idea è stata quella di continuare su questo filone, ma con una trama diversa, in un luogo che facesse ridere, una grande idea questa che è venuta a me».
Lo dici perché non c’è Minafò davanti?
«No, no, è mia davvero, devi scriverlo!».
Il titolo richiama alla mente la pellicola di Totò e Fabrizi “Tartassati”, qui invece voi siete “Attassati”, sfortunati, ma anche sommersi dalle tasse.
«Attassati perché uno dei produttori, Maurizio Piazza, è un palermitano che non vive più nella sua città da tanto tempo, però si ricordava questo termine, lo ha detto a noi e ci ha fatto morire dalle risate, quindi abbiamo accettato tutti».
Con questo film sicuramente vi aprite ad un pubblico ampio, non solo siciliano.
«Certamente, era quella la nostra idea. Tanti ragazzi ci dicono che pensavano di trovare Gianni (un attore loro spalla, ndr) e invece noi abbiamo proprio pensato di realizzare questo film per
affacciarci ad un pubblico cinematografico, anche se il cinema non esiste più».
In che senso?
«Nel senso che il cinema, ormai, per pellicole un po’ più piccole come quella nostra pone difficoltà. Oggi quando fai qualcosa di veramente grosso sei sì su piattaforma, ma con una serie. Il cinema è più una cosa da fenomeni, come la Marvel, Ficarra e Picone, Checco Zalone… se oggi fai invece una serie televisiva e poi torni al cinema può essere interessante».
E voi l’avete una serie?
«Certo. L’abbiamo già scritta, è pronta».
Un buon motivo per vedere questo film?
«La comodità di guardarlo seduto sul divano, di prenderti tutto il tempo che vuoi per gustare il nostro film che sicuramente dall’inizio ti porta alla fine, una volta che lo cominci vuoi vedere come andrà a finire. E’ una storia bella».
Un film leggero, denso di trovate esilaranti su un tema serio che, ogni giorno, piega la stabilità di tante famiglie italiane, che sbattono contro il muro della burocrazia. Una pellicola divertente, ma che fa riflettere. Tante risate, l’immancabile lieto fine e, elemento che non guasta mai, il trionfo dell’amicizia. Da vedere.

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