Un concorso di cortometraggi sulla salute mentale

di Nuccio Sciacca. Ideato a Calatafimi Segesta nel 2020 avrà quest’anno 60 strutture psichiatriche partecipanti

Una indagine sulla salute mentale e il benessere – condotta da Ipsos e promossa dal Gruppo Axa su un campione di 30.600 persone di età compresa tra i 18 e i 74 anni in 16 Paesi – risulta che l’Italia, insieme al Giappone, presenta la più bassa percentuale di persone che avvertono uno stato di pieno benessere mentale. I soggetti più a rischio sono le donne – complice la disparità di genere avvertita nel quotidiano – e i giovani, che scontano l’effetto di un uso spesso eccessivo di tecnologie e social. Emergono comunque segnali positivi in controtendenza rispetto allo scorso anno: diminuisce lo stigma sull’argomento e cresce la propensione a prendersi cura della propria salute mentale. Un tema, quello della salute mentale, che punta in Sicilia con il concorso “Menti in corto” a una sensibilizzazione culturale che allontani  pregiudizi e stigmi sociali.

Si tratta di un concorso nazionale di cortometraggi ideato dalla Cta “Sentiero per la vita” di Calatafimi Segesta nel 2020, rivolto a operatori e pazienti nell’ambito delle strutture di salute mentale. Un progetto che lega laboratori di attività cinematografica e ricerca scientifica misurando gli effetti benefici che la realizzazione di un prodotto artistico produce nei pazienti. “Menti in corto” 2023 per la sezione “Creare legami” del Sole Luna Doc Film Festival ha avuto ben 49 iscrizioni di 60 strutture partecipanti provenienti da tutta Italia: Sicilia, Lombardia, Emilia Romagna, Marche, Molise, Toscana, Puglia e Campania. In Sicilia, nello specifico, sono interessate le province di Palermo, Trapani, Ragusa, Caltanissetta, Catania, Agrigento e Messina.

“La legge Basaglia ha completamente cambiato l’assistenza psichiatrica – ha spiegato Lorenzo Messina, direttore medico della Comunità Terapeutica Assistita Sentiero per la Vita, alla presentazione dell’edizione 2023 – perché prima era solo una custodia dei cosiddetti malati mentali allontanati dalla società pubblica. Dopo la legge Basaglia è avvenuta una vera e propria rivoluzione in cui la persona è passata da oggetto di cura a soggetto titolare del diritto alla cura come tutti gli altri cittadini. Ciò ha portato alla chiusura dei manicomi e all’avvio di percorsi terapeutici che potessero portare dei benefici alla persona recuperando e valorizzando tutte le sue risorse. Dopo i reparti ospedalieri nascono, alla fine degli anni ’90, le Cta, le Comunità Terapeutiche Assistite. Oggi lo scopo è quello di attivarsi per riabilitare le persone ridando, attraverso varie attività, un senso pieno alla loro vita. In particolare, portare avanti il filone delle arti espressive è stato uno strumento davvero straordinario per i risultati personali e collettivi che si sono raggiunti”.

“Il progetto Menti in corto nasce come il frutto di un bel lavoro di squadra – ha aggiunto Domenico Ferrara, psicologo della Cta Sentiero per la Vita – di tutti noi dentro la comunità terapeutica. Da sempre, nella nostra mission, crediamo molto nelle tecniche di riabilitazione di tipo espressivo. Sappiamo che l’arte (teatro, cinema, poesia e letteratura) possa essere uno strumento molto importante per facilitare dei cambiamenti e aiutare i pazienti con storie particolari a rielaborare vissuti, emozioni ed esperienze traumatiche della loro vita. ‘Menti in corto’ da un lato è un concorso di cortometraggi, ma dall’altro vuole essere anche una ricerca sulla efficacia delle tecniche espressive”.

“Visionando 50 corti – ha concluso la regista e drammaturga Lina Prosa della giuria tecnica – mi sono trovata davanti alla bellezza di proposte che creavano una notevole ricchezza umana, a prescindere dalla qualità estetica e artistica dell’opera. Sono partita proprio dal piano zero con uno sguardo elementare percependo in ogni proposta una straordinaria valenza. Come giuria abbiamo dovuto scegliere, ma credo che tutto questo materiale debba essere custodito in modo da potere essere utilizzato e rielaborato in futuro anche in chiave didattica. Sono produzioni che servono anche a noi che ci crediamo sani quando, in realtà, siamo tutti ammalati. Ricordiamoci che l’arte nasce come cura per guarire da qualcosa nonostante ci rifiutiamo di capire qual è la nostra malattia esistenziale. Pertanto, oltre ad averle analizzate dal punto di vista drammaturgico, ho ribaltato l’approccio nei confronti delle opere, pensando a quelle che potessero avere su di me un effetto catartico”.

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