Fontanarossa: scontro Urso-Schifani

Il ministro: "Verifiche carenti". Il governatore: "Dubbi sterili"

Arrivano altre critiche alla gestione dell’aeroporto di Catania. E scoppia una disputa tra il ministro del Made in Italy Adolfo Urso e il governatore siciliano Renato Schifani. Per Urso “ormai è evidente che ci sia stata una mancata programmazione e che siano state carenti le verifiche sui programmi infrastrutturali, annunciati e mai realizzati. Il danno al sistema produttivo della Sicilia orientale è grave, sia per l’impatto immediato, e non solo sul campo turistico nel pieno della stagione, sia per quello reputazionale, che rischia di perdurare nel tempo. È passata una settimana e ancora non è chiaro quando ritorneremo alla cosiddetta normalità”.

Urso si sofferma sulle proteste della associazioni di impresa e dei sindacati: “In una città che potrebbe diventare un polo di sviluppo nazionale ed europeo questa situazione non è tollerabile. Ho già interessato il viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Galeazzo Bignami, con delega al trasporto aereo, con cui mi sono sentito sin dalle prime ore dopo l’incidente. In tal senso solleciterò precise spiegazioni a Sac ed Enac, per quanto di loro competenza”.

Parole che non sono piaciute al presidente della Regione: “A differenza dei ministri Crosetto e Salvini che con grande senso delle istituzioni e spirito di servizio si sono subito adoperati per contribuire alla riapertura dell’aeroporto di Catania, dopo l’incendio che ha distrutto parte del terminal A dello scalo – sostiene Schifani -, c’è chi, come il ministro Urso, preferisce alimentare sterili polemiche adombrando dubbi su carenze infrastrutturali di un sistema aeroportuale che, ricordo al ministro, sino alla vigilia dell’incidente individuava in Fontanarossa un significativo hub internazionale, sia sotto il profilo dei movimenti aerei e passeggeri, che sulla qualità dei servizi di terra. Ancora una volta il ministro delle imprese e del Made in Italy interviene in modo scomposto, più a tutela di vicende localiste che nell’interesse dell’intero popolo siciliano. Spiace constatare che lo stesso interventismo il ministro non lo abbia tempestivamente manifestato nei confronti della lobby delle compagnie aeree che ormai da mesi vessano i siciliani e i tanti turisti con tariffe da capogiro, laddove il mio governo ha inoltrato ben due ricorsi all’Antitrust e un esposto alla procura di Roma”.

In serata la replica di Urso: “Sinceramente non capisco la reazione del presidente Schifani, cui mi lega un lungo e consolidato rapporto, essa sì davvero scomposta nei toni e nei modi, che evoca chissà quali vicende localistiche che non appartengono alle mie valutazioni. Io mi sono riferito esclusivamente alla programmazione infrastrutturale che spettava a Sac, proprio al fine di fare di Catania un Hub internazionale, e al controllo operativo di Enac. Non mi riferivo di certo alla gestione dell’emergenza, per la quale tutti gli organi preposti, locali e di governo, hanno fatto il massimo sforzo, che andrà anch’essa valutata quando saremo tornati nella normalità. E comunque ho il dovere istituzionale di far presente quali siano le gravi ricadute, immediate e nel tempo, sul sistema produttivo siciliano che al ministero delle Imprese e del Made in Italy si è rivolto con dichiarazioni pubbliche”.

Un altro ministro, quello delle Infrastrutture Matteo Salvini, convocherà “al più presto tutti i soggetti interessati alla gestione dell’aeroporto di Catania. L’obiettivo – dice il Mit – è accelerare il ritorno alla normalità, anche se la competenza diretta sulla gestione dell’aeroporto di Catania non è del dicastero di Porta Pia”.

E qualcuno sta tenendo i conti dei danni. Per Salvo Politino, presidente Assoesercenti Sicilia, “si stima una perdita di circa 40 milioni di euro al giorno. A essere coinvolti non saranno solo i turisti, ma soprattutto l’indotto con le imprese del trasporto, ncc, bus, taxi, la filiera turistica in generale, con particolare riferimento a hotel, b&b, bar, ristoranti, agenzie di viaggio. Il danno riguarda non solo gli arrivi ma anche le partenze. Catania, nel centro storico e non solo, sembra avvolta da una certa desertificazione per il mancato arrivo dei turisti, fatto questo che ha totalmente stravolto le aspettative economiche degli operatori della filiera turistica. Sorge spontaneo il quesito: chi pagherà per i mancati introiti agli operatori economici? Può un aeroporto internazionale come quello di Catania entrare in crisi per un incendio circoscritto?”.

scroll to top