“Nel 2023 non si può morire di lavoro”

Cgil e Uil in piazza nei nove capoluoghi siciliani

CATANIA – “Gli infortuni mortali e gravi in Sicilia sono oggi in preoccupante crescita. I dati devono indurre un ripensamento radicale delle azioni messe in campo sia dalle istituzioni, sia dalle parti datoriali e sindacali, ciascuno per la propria parte. Noi ci siamo. Nel 2023 non si può morire ancora di lavoro”. Lo affermano Cgil e Uil di Catania che, come in tutti i capoluoghi della Sicilia, hanno protestato davanti la Prefettura per “chiedere salute e sicurezza nei cantieri, nei capannoni, nei campi e in ogni luogo di lavoro”.

Un documento è stato consegnato al Prefetto dai segretari generali etnei delle due organizzazioni sindacali Carmelo De Caudo ed Enza Meli. Nel documento si denuncia, tra l’altro, che “l’invio di 29 ispettori nel territorio siciliano a tempo determinato per un periodo che va da 2 a 6 mesi non è risolutivo della mancanza cronica di ispettori del lavoro”. Cgil e Uil ribadiscono l’allarme per lo choc termico “durante lo svolgimento delle attività lavorative in luoghi ove non sia possibile mitigare i rischi connessi alla esposizione al caldo estremo” e rivendicano “l’immediata emanazione di un’ordinanza regionale per la sospensione di tutte le attività dalle 12 alle 16 in caso di allerta ondate di calore, l’attivazione di tavoli permanenti territoriali per il monitoraggio e verifica statistica dell’applicazione normativa delle disposizioni con particolare riferimento alla Cassa integrazione guadagni, il potenziamento delle verifiche sull’attuazione della sorveglianza sanitaria. Inoltre Cgil e Uil ritengono “fondamentale rafforzare e strutturare un coordinamento permanente che, almeno con cadenza bimestrale, si riunisca in seno all’Osservatorio regionale in materia di Salute e Sicurezza sul lavoro con la programmazione di azioni in stretto raccordo con gli organismi territoriali”.

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