C’è anche l’Etna: nuovo cratere sputa-gas

Abbondante emissione di fumo caldo dal vulcano

CATANIA – La Bocca Nuova dell’Etna, uno dei quattro crateri sommitali del vulcano, da alcuni giorni mostra un nuovo piccolo cratere di collasso (pit crater) da cui viene emesso abbondante gas caldo in pressione. Si è formato in prossimità della porzione meridionale dell’orlo craterico, quindi in posizione distante rispetto al centro dal cratere sommitale. E’ quanto emerge da sopralluoghi di esperti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Catania.

“Il fenomeno – spiega Marco Neri sul sito IngvVulcani – avviene a causa della geometria del sistema di alimentazione superficiale che regola l’attività vulcanica. Infatti la Bocca Nuova può essere immaginata come una grande depressione a forma di “imbuto” larga 500 metri e profonda almeno 200 metri che comunica, in basso, con il condotto centrale del vulcano. Il cratere alterna fasi in cui si riempie di lava fino all’orlo, quando il magma risale fino a raggiungere la superficie ed erutta, e fasi in cui esso collassa, quando il livello del magma scende all’interno del condotto centrale. Di conseguenza il collasso del fondo della Bocca Nuova mette a nudo le sue pareti interne. Negli anni scorsi la Bocca Nuova si è riempita di lava e piroclastiti che si sono solidificate al suo interno formando una superficie abbastanza piatta e regolare, mentre negli ultimi mesi mostra la propensione a ‘collassare’ verso il basso, formando crateri interni più o meno ampi che liberano in atmosfera una grande quantità di gas vulcanici. Questi crateri interni si formano più facilmente al centro della Bocca Nuova, ovvero sulla verticale del condotto di alimentazione che consente al magma di raggiungere la superficie. Occasionalmente, però, si formano crateri di collasso anche in prossimità dell’orlo e delle pareti interne alla Bocca Nuova, laddove esistono delle fratture che facilitano l’intrusione dei gas magmatici. Giunti in superficie i gas formano fumarole emergenti da fessure semicircolari parallele all’orlo craterico. Dove le fratture sono più aperte, esse possono determinare il crollo delle rocce soprastanti formando, quindi, crateri sub-circolari”.

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