A Catania 333 licenziamenti, fallisce vertice Pubbliservizi

L'amarezza del sindacato: "Ora la vertenza in sede istituzionale"

CATANIA – Si è concluso con un esito negativo il primo incontro tra i curatori giudiziali di Pubbliservizi e i sindacati, che si è tenuto ieri in videoconferenza nell’ambito della procedura per il licenziamento collettivo di 333 lavoratori per cessazione dell’attività il 31 marzo prossimo. “Un risultato prevedibile – dice la Ugl etnea -, considerato che al tavolo di confronto la gestione commissariale della società partecipata ha soltanto avuto modo di ribadire la motivazione che ha portato a questa estrema decisione, ovvero la mancanza fino a quel momento di una serie di garanzie certe con impegni ben definiti da parte della città metropolitana di Catania. Adesso, quindi, la vertenza dovrà necessariamente spostarsi in sede istituzionale, per l’esperimento del secondo tentativo con la mediazione del centro per l’impiego, prima della chiusura dei termini fissata per il 6 marzo prossimo”.

Delusione dunque per i sindacalisti: “Con immensa amarezza abbiamo potuto soltanto prendere atto di questa situazione, chiedendo ai curatori di poter avere tutta la corrispondenza intercorsa in questi giorni tra Pubbliservizi e città metropolitana. Il paradosso dell’immobile che, nelle varie ipotesi sin qui proposte per il mantenimento dei livelli occupazionali (concordato preventivo prima e costituzione di un’azienda speciale ora), avrebbe dovuto essere conferito e che invece risulterebbe non essere in regola è l’emblema di una vicenda rocambolesca. Il problema è che sono coinvolte direttamente oltre 300 famiglie e un indotto che, nonostante tutto, continua a significare economia, lavoro e servizi essenziali rivolti alla collettività, nell’intera area metropolitana catanese. Per questo abbiamo già inviato una richiesta al centro per l’impiego di convocare tutte le parti il prima possibile, compresa la città metropolitana nella speranza che dagli uffici di via Nuovaluce possa venire fuori qualche soluzione concreta capace di interrompere con un riscontro positivo il procedimento avviato dai curatori stessi”.

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