Corruzione all’Interporto Catania, arrestato ex deputato Ars D’Asero

Pressioni per favorire dipendente: altri 3 ai domiciliari. Indagati Falcone e Armao VIDEO

CATANIA – Quattro persone, compreso l’ex deputato regionale siciliano Antonino D’Asero, sono state arrestate e poste ai domiciliari dai carabinieri del comando provinciale di Catania nell’ambito di un’inchiesta sulla Società degli interporti siciliani spa, azienda a totale partecipazione pubblica. I reati ipotizzati dal gip nel provvedimento cautelare, a vario titolo, sono induzione indebita a dare o promettere utilità, peculato, corruzione per un atto contrario ai propri doveri d’ufficio e contraffazione e uso di pubblici sigilli.

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Agli arresti domiciliari sono finiti l’imprenditore Salvatore Luigi Cozza, 70 anni; Antonino D’Asero, 71 anni; l’amministratore unico della società Rosario Torrisi Rigano, 69 anni; la dipendente dell’azienda Cristina Debora Sangiorgi, 52 anni. Il giudice invece ha rigettato per mancanza delle esigenze cautelari la richiesta di arresti domiciliari che la Procura di Catania aveva richiesto per l’assessore regionale all’Economia, in qualità di ex assessore alle infrastrutture, Marco Falcone, del suo ex assistente parlamentare e coordinatore della segreteria, Giuseppe Li Volti, e dell’ex vicepresidente del governo siciliano Gaetano Armao.

Per i quattro finiti ai domiciliari la Procura aveva chiesto un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, ma il gip ha ritenuto idonea una misura meno restrittiva. I reati ipotizzati nel provvedimento cautelare, a vario titolo, sono induzione indebita a dare o promettere utilità, peculato, corruzione per un atto contrario ai propri doveri d’ufficio e contraffazione e uso di pubblici sigilli.

Nel corso delle indagini dei militari, condotte dal settembre 2019 al marzo 2021, sarebbero emerse le interferenze illecite che D’Asero avrebbe esercitato sull’allora amministratore unico della Società degli interporti siciliani spa, Torrisi Rigano, per favorire una dipendente dell’azienda, la Sangiorgi. Tra le indebite ingerenze contestate, attraverso l’intercessione di alcuni politici regionali, ci sarebbe anche la revoca del licenziamento della donna che aveva falsamente attestato il possesso di una laurea. Poi avrebbe fatto in modo di garantirle una posizione lavorativa a lei gradita nell’ambito dell’azienda e, infine, chiedendo di omettere l’avvio di doverose procedure disciplinari, con l’irrogazione delle sanzioni per il rifiuto di svolgere gli incarichi affidatile, così come per il rifiuto della donna di lavorare in smart-working durante la prima fase della pandemia da Covid.

Nello specifico, gli esponenti regionali ai quali D’Asero si è rivolto per intercedere in favore della donna sarebbero Falcone, Armao e Li Volti. Tutti avrebbero esercitato pressioni sull’amministratore unico della Sis per far revocare il licenziamento della dipendente.

Le indagini hanno inoltre fatto emergere un accordo corruttivo intercorso tra Torrisi Rigano e Luigi Cozza, titolare della “Lct S.p.a.”, società operante nel settore dei trasporti, titolare dell’affidamento in concessione della gestione funzionale, operativa ed economica oltreché della manutenzione ordinaria per nove anni del Polo Logistico dell’Interporto di Catania. In particolare, Torrisi Rigano avrebbe concesso l’area in questione alla “Lct S.p.a.” in uso gratuito per svariati mesi prima che venisse formalizzato il contratto, avvisando Cozza e altri manager e dipendenti della società dei controlli che la stessa avrebbe potuto subire da parte dell’Ispettorato del Lavoro e dei vigili del fuoco e della necessità di ottenere le varie certificazioni essenziali per poter occupare gli spazi e i locali del Polo Logistico e stipulare il contratto di concessione. 

Torrisi Rigano, inoltre, avrebbe omesso o comunque ritardato l’invio di diffide ufficiali alla “Lct S.p.a.” sulla liberazione e sgombero o la regolarizzazione della documentazione prima della stipula del contratto di concessione, e avrebbe consentito alla Lct di concludere un contratto con una terza società in violazione della concessione stessa. In cambio di quanto fatto, Torrisi Rigano avrebbe ottenuto da Cozza l’assunzione della propria nuora presso l’azienda Lct, nonché accettato la promessa di ulteriori utilità per ottenere vantaggi per l’azienda e mantenere la carica di amministratore unico. Inoltre, mediante bonifici effettuati dal conto intestato alla “Società degli Interporti Siciliani S.p.a.” in suo favore, Torrisi Rigano si sarebbe appropriato di 2.850 euro di proprietà della società e di cui l’amministratore unico aveva la disponibilità.

“Voglio sottolineare la mia totale estraneità a ogni tipo di contestazione – dice Falcone -. Nella mia precedente veste di assessore alle Infrastrutture, infatti, non sono mai entrato nelle dinamiche interne della Società Interporti, se non per accelerare e sbloccare procedure amministrative volte a rilanciare ed efficientare la società partecipata della Regione. Non mi sono mai permesso di effettuare sollecitazioni né, peggio ancora, pressioni indebite. È comunque giusto, anzi addirittura necessario, che la magistratura lavori per accertare la verità dei fatti. Siamo pronti a dare prova della linearità del nostro comportamento e lo dimostreremo nelle sedi opportune”.

 

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