Il boss e l’intermediaria per i voti alle regionali

Palermo. Arrestato Salvatore Ferrigno, candidato nei Popolari autonomisti

PALERMO – I carabinieri di Palermo hanno arrestato Salvatore Ferrigno, 62enne candidato al Parlamento regionale siciliano alle prossime elezioni nei Popolari autonomisti di Raffaele Lombardo, lista della coalizione che sostiene l’ex presidente del Senato Renato Schifani nella corsa alla presidenza della Regione siciliana. L’aspirante deputato è accusato di scambio elettorale politico-mafioso. Insieme a lui sono finiti in carcere il boss di Carini Giuseppe Lo Duca e Piera Lo Iacono, che avrebbe fatto da intermediaria tra il politico e la mafia.

Nel presunto patto secondo gli investigatori c’era anche una somma di denaro. I due si erano accordati inizialmente su 20 mila euro per ognuno di quattro paesi del Palermitano in cui il mafioso avrebbe dovuto sostenere l’aspirante deputato regionale, poi la somma era scesa a 5 mila. Lo Duca, figlio di un capomafia, è libero dopo aver scontato una condanna per associazione mafiosa. A sostegno dell’accusa ci sono diverse intercettazioni ambientali, alcune di pochissimi giorni fa.

“Piera, io posso corrispondere al momento di tre al massimo quattro paesi e basta e sono: Carini, Torretta, Cinisi e Terrasini”, diceva Lo Duca, impegnandosi a procurare voti al candidato in una conversazione con Piera Loiacono, ex assessore comunale che faceva da tramite tra il politico e il capomafia. La donna, anche lei finita in cella viene descritta dal gip come una persona “intrisa di una sconcertante cultura mafiosa”. Nel contrattare la somma da riscuotere in ogni paese per il sostengo elettorale il boss prosegue: “Gli dici (a Ferrigno ndr) che avendo una persona che già ci siamo capiti pure chi è, avendo questa amicizia, non meno di cinque (5mila euro ndr) a paese. A ogni paese gli devo lasciare la metà”. “La spartizione della somma con ciascun rappresentante di Cosa nostra di ogni paese – scrive il gip – era necessaria al fine di garantire un introito economico all’articolazione mafiosa che si sarebbe dovuta mobilitare e di assicurare il dovuto riconoscimento ai mafiosi di quei comuni”.

Le telecamere piazzate dai carabinieri di Palermo lo scorso 17 settembre hanno ripreso la consegna di denaro da parte di Ferrigno alla Loiacono. I soldi, secondo i pm, erano destinati a Lo Duca. L’incontro è avvenuto in un bar di Carini: “Alle 20.18 – scrivono i carabinieri – si aveva modo di riprendere Ferrigno nell’atto di prendere qualcosa dalla tasca dei pantaloni per poi consegnarla alla Loiacono che repentinamente riponeva tutto nella borsa”. Le cimici piazzate nell’auto della Loiacono confermano che la donna aveva ricevuto da Ferrigno mille euro con la promessa di ulteriori consegne di soldi. “E Peppe si accontenta?”, chiede alla Loiacono, riferendosi a Lo Duca, l’uomo che è con lei in auto. “E se non si accontenta non posso fare più niente”, risponde l’indagata.

Il gip svela anche che Ferrigno, il mafioso Giuseppe Lo Duca e l’intermediaria Piera Loiacono avevano messo sul piatto del loro accordo, non solo il denaro ma anche altre fonti di guadagno, in cambio dell’abito dei clan nella campagna elettorale. “Nel tentativo di tirare sul prezzo e ridurre l’esborso dovuto per l’appoggio elettorale – scrive il gip -, Salvatore Ferrigno tenta di allettare i suoi interlocutori (diretti e indiretti) con la prospettiva di accedere a futuri progetti aventi più ampi margini di guadagno rispetto al risibile compenso richiesto per la raccolta di voti”.

“Appena ci vediamo ti spiego alcuni progetti che ci possono cambiare completamente perché si deve parlare di soldi grossi, di progetti”, dice, non sapendo di essere intercettato, Ferrigno. “Dei progetti della Comunità Europea, di fondi comunitari, di queste cose dobbiamo parlare”, continua dopo aver detto alla donna di non voler parlare direttamente con Lo Duca ma di volere avere a che fare solo con lei. Il candidato, sempre in una intercettazione, spiega: “Io non cerco di comprare i voti perché i miei collaboratori li metto in società con me”. “Il senso di tale affermazione – scrive il gip – appare fin troppo chiaro. Ferrigno riteneva di poter sostituire l’oggetto della propria prestazione convertendola da una mera dazione di denaro per la raccolta dei voti a una vera e propria condivisione programmatica di finalità e azioni politiche”.

L’inchiesta nasce da un’indagine sui clan mafiosi della provincia di Palermo. Alle amministrative di giugno finirono in carcere, sempre con l’accusa di scambio elettorale politico mafioso, i candidati al Consiglio comunale di Palermo Francesco Lombardo e Pietro Polizzi, entrambi del centrodestra. Anche a loro la Procura contestò di aver stretto un patto con la mafia che prevedeva appoggio ai clan in cambio del sostegno elettorale.

Il gip parla di “ineluttabile e urgente intervento di natura cautelare per scongiurare il pericolo che il diritto-dovere del voto sia definitivamente trasfigurato in merce di scambio assoggettata al condizionamento e all’intimidazione del potere mafioso. Ne deriverebbe la conseguente grave violazione del principio e del metodo democratico del quale il libero e incondizionato esercizio del voto costituisce il caposaldo”.

Ferrigno ha un passato di militanza in Forza Italia. E’ originario di Carini ed è stato parlamentare azzurro nel 2006, eletto nella circoscrizione estera per il Nord e Centro America. “Le sue convinzioni politiche e l’assoluta dedizione all’Italia in una visione di progresso civile e di lealtà agli Stati Uniti hanno motivato la sua discesa in campo – diceva di lui il Giornale degli Italiani all’Estero -. Persona capace, preparata e generosa, piace agli italiani d’America per il suo parlare schietto e senza virtuosismi dialettici e le ambiguità che hanno contraddistinto altri personaggi che hanno calcato gli stessi scenari lasciando dietro di sé qualche perplessità e molta indifferenza”.

Tra i fondatori dell’associazione Azzurri nel mondo of California, ha vissuto molti anni a Filadelfia e ha fatto il broker assicurativo. Durante la legislatura in cui è stato deputato nazionale è stato componente della commissione Difesa. Nel 2008 l’allora presidente della Regione Raffaele Lombardo lo nominò consulente per i rapporti tra la Regione e i siciliani all’estero. Slogan della sua campagna per le regionali: “Il cambiamento è adesso. Coraggio, cominciamo”.

Sull’arresto di Ferrigno è intervenuto l’ex presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo: “E’ con stupore e disappunto che si apprende, a pochi giorni dalle elezioni, della notizia dell’arresto del signor Ferrigno, candidato nella lista Popolari e Autonomisti. Voglio precisare che Ferrigno come la signora Loiacono non sono né iscritti né militanti del Mpa, del quale sono il fondatore”. 

“Conosco superficialmente il politico che è stato candidato in quanto sostenuto da esponenti della sua area territoriale di riferimento – aggiunge Lombardo -. Non posso che esprimere biasimo per i comportamenti al medesimo attribuiti dall’Autorità Giudiziaria, dei quali ho appreso attraverso gli organi di stampa, che, ove accertati nelle competenti sedi giudiziarie, sono da ritenersi gravissimi e inaccettabili”.

“La mafia ha devastato la nostra Terra e privato di un futuro dignitoso milioni di persone. I politici che ne richiedono l’appoggio o il sostegno elettorale, qualunque sia la loro area di appartenenza, devono essere allontanati dalla competizione, prima che ne possano compromettere l’esito – osserva -. Al di là delle responsabilità personali, che saranno valutate dai giudici, vi è la responsabilità di tutti noi, politici ed elettori, di tenere lontane dalle istituzioni, che ci governeranno nei prossimi anni, mafia e malaffare”.

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