Siracusa-mania: già venduti 52.000 biglietti

Torna il teatro a capienza piena: 3 rappresentazioni in cartellone

SIRACUSA – “Agamennone”, primo atto dell'”Orestea” di Eschilo, “Edipo Re” di Sofocle e “Ifigenia in Tauride” di Euripide; i registi sono Davide Livermore, Robert Carsen e Jacopo Gassmann. Questo in sintesi il cartellone della 57esima stagione dell’Inda a Siracusa 2022 che segna il ritorno del pubblico a capienza piena nel Teatro greco, dopo due anni a causa dell’emergenza Covid.

Si comincia con “Agamennone” di Eschilo, prima parte della Trilogia “Orestea”, per la regia di Davide Livermore il 17 maggio. Lo scorso anno l’enorme successo per “Coefore” ed “Eumenidi”, seconda e terza parte della trilogia che vedremo per intero a luglio. Il 17 giugno va in scena “Ifigenia in Tauride” di Euripide, regia di un figlio d’arte come Jacopo Gassmann.

Presenti alla conferenza di presentazione il ministro della Cultura Dario Franceschini, in collegamento video, il sindaco di Siracusa Francesco Italia, il soprintendente Antonio Calbi e i registi delle tragedie 2022: “Edipo Re”, diretta da Robert Carsen che debutta il 18 maggio, e Davide Livermore che firma l'”Agamennone” e l’intera “Orestea” che sarà in scena tutta intera a luglio.

“Sono 52mila i biglietti venduti fino a questo momento. Un numero già significativo”, ha reso noto il sovrintendente della Fondazione Inda Antonio Calbi, ricordando che ci saranno ben 45 repliche per le tre tragedie e l’antica cavea tornerà a ospitare fino a 4.500 spettatori a sera. “L’evento di chiusura della stagione è quello di Après les Troyennes, una creazione di teatro-danza del coreografo brasiliano Claudio Bernardo con la sua compagnia belga As Palavras che origina come omaggio al memorabile allestimento delle Troiane di Euripide firmato dal regista Thierry Salmon per le Orestiadi di Gibellina del 1988, recitato in greco antico con canti e cori di Giovanna Marini – spiega Calbi -. In scena quattro attrici e quattro danzatrici, ciascuna impegnata a indagare e restituire a noi, spettatori di oggi, i profili umani delle quattro protagoniste della tragedia: Ecuba, Andromaca, Cassandra, Elena. Oggi quel titolo acquista un valore diverso: dopo le Troiane del Mito, è stata la volta di infinite donne costrette alla fuga dalle loro patrie devastate dalla furia scatenata dagli uomini, l’altro ieri le donne irachene, poi le afghane, poi le siriane fino alle donne ucraine di oggi”.

Tra gli attori impegnati quest’anno nelle tre rappresentazioni greche Maddalena Crippa, Giuseppe Sartori, Laura Marinoni, Sax Nicosia, Linda Gennari, Stefano Santospago e molti altri, oltre al coro della Scuola dell’Inda. A giugno Jacopo Gassmann per la sua prima volta a Siracusa, si confronterà con “Ifigenia in Tauride”. “Programma di grande qualità – ha sottolineato il ministro Franceschini – e finalmente in capienza piena. Alcuni spettacoli si replicheranno in altri teatri antichi e io vorrei creare un circuito di teatri di pietra che possano diventare motore di cultura e di sviluppo”.

Carsen, il celebre regista canadese, si è detto “onorato” di lavorare a Siracusa: “E’ la mia prima volta, ma ho sempre pensato a quali emozioni poteva suscitare stare qui sulle pietre che un tempo furono calpestate dai tragici. Edipo è opera misteriosa, non sappiamo cosa ci attende quando si vive accanto a colei che in realtà non si conosce”. “La giustizia è il concetto attorno a cui gira tutta l’Orestea – racconta Livermore -. Io sento il bisogno di totale adesione filologica alla tragedia classica. Seppure da un’ottica più recente. Qui saremo negli anni Trenta, in un mondo che sta per crollare. La scena prevede una grande superfice specchiante, che rifletterà anche il pubblico, Quando il teatro parla a noi, quando le sofferenze ci raggiungono fino a toccarci da vicino, allora è il momento di fare i conti con il dolore. La giustizi in realtà la scopriamo se restiamo in tensione. Direi che è una costante ricerca, che non può avere fine”. “E’ una tragedia molto scura – ha spiegato Jacopo Gassmann – la Tauride è una terra sfuggente, Euripide scrive la tragedia in un momento di assoluta crisi, quando Atene stava per perdere la guerra con Sparta. I personaggi parlano di sé come miti, e Oreste qui non è pacificato, è inseguito dalle Erinni, la cosa più interessante è che stiamo parlando di una tragedia di figli che si aggirano sotto un cielo plumbeo, senza riconoscersi, hanno solo domande e in questo ci somigliano. In Euripide la sorte è parola molto usata, le divinità da olimpiche diventano silenziose”.

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