“Putin arriverà fino a Berlino”

Ricominciati i negoziati. Zelensky: "Dopo di noi la Russia andrà avanti"

Russia e Ucraina hanno raggiunto un’intesa sulla creazione di corridoi umanitari per civili e stranieri con un cessate il fuoco temporaneo: l’accordo al tavolo negoziale di Brest, in Bielorussia, durante il secondo round di colloqui negoziali. Un video diffuso dal ministro della Difesa ucraino Oleksij Reznikov mostra le due delegazioni stringersi la mano.

Mosca nelle ore precedenti all’avvio dei lavori aveva aperto a possibili “pause” per evacuare i civili dalle città e dai paesi bombardati. In una telefonata durata un’ora e mezza con il presidente francese Emmanuel Macron, che intanto si prepara ad annunciare la sua ricandidatura all’Eliseo, Vladimir Putin ha detto che continuerà “la lotta contro i nazionalisti in Ucraina senza compromessi fino al raggiungimento di tutti gli obiettivi militari”. L’Eliseo ha fatto sapere che il presidente russo intende prendere il controllo di tutta l’Ucraina.

Mentre i negoziati sono in corso, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky chiede di parlare direttamente con Putin, giudicando un confronto con il presidente russo come “l’unico modo per fermare la guerra”. “Se noi dovessimo scomparire – ha detto – allora sarà il turno della Lettonia, della Lituania, dell’Estonia. Fino al muro di Berlino, credetemi”.

Sul campo intanto le forze militari russe si preparano allo sbarco a Odessa. Un cargo estone battente bandiera panamense è stato colpito ed è affondato. Tutti salvi i sei membri dell’equipaggio. Nel resto del Paese si continua a combattere e a Bucha, città a 30 chilometri da Kiev i soldati ucraini hanno issato la bandiera nazionale. A Kherson, invece, le truppe russe hanno preso la sede dell’amministrazione regionale e a Mariupol il sindaco afferma che i soldati di Putin tentano il blocco della città.

A livello europeo è stato trovato un accordo per la gestione dei profughi, un milione secondo l’Alto commissario Onu per i rifugiati, che si attende arriveranno in massa dall’Ucraina. Il ministro dell’Interno francese Darmanin ha fatto sapere che è stata trovata un’intesa al Consiglio Affari Interni europeo. Nelle ultimissime ore la presidenza del Consiglio Ue ha lavorato ad una dichiarazione politica da allegare alla direttiva per registrare il tema dei “non ucraini” in fuga su cui alcuni Paesi, Polonia su tutti, avevano espresso riserve.

Anche l’Italia si prepara all’accoglienza e la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese quantifica in “7-8 milioni” le persone che fuggono dal Paese. A oggi sono 6.608 i cittadini ucraini entrati in Italia dall’inizio del conflitto.

In Russia i media indipendenti lanciano l’allarme per la chiusura in rapida successione delle emittenti e delle testate indipendenti. Meduza, in un editoriale rivela di avere ancora pochissimo tempo prima che la censura di Stato si abbatta anche su di loro. A Mosca ha chiuso la tv indipendente Dozhd. Negli ultimi due giorni le trasmissioni erano visibili solo su Youtube.

Intanto gli Stati Uniti approvano sanzioni per altri oligarchi russi, già duramente colpiti dalle misure varate da Bruxelles. Nel mirino finisce anche Alisher Usmanov, il magnate dell’acciaio con una fortuna di circa 15 miliardi di dollari. Altre crepe si intravedono nel fronte degli oligarchi: il miliardario russo Oleg Deripaska, intervenendo al Krasnoyarsk Economic Forum, ha detto che il primo passo per uscire dalla crisi è la pace e che la “cortina di ferro” è caduta sulla Russia prevedendo una severa crisi per almeno tre anni. Il presidente Biden chiede al Congresso di approvare circa 10 miliardi di dollari di fondi di emergenza per l’Ucraina. Risorse da usare per affrontare la crisi umanitaria ma anche per rafforzare le difese del Paese contro l’invasione della Russia.

Il Cda del Comitato paralimpico internazionale ha deciso che gli atleti di Russia e Bielorussia non potranno partecipare alle Paralimpiadi di Pechino che prendono il via domani. Ieri il’Ipc aveva dato l’ok alla loro partecipazione sotto la bandiera neutrale, ma oggi ha fatto marcia indietro e ha deciso di rifiutare le iscrizioni dopo che numerosi comitati olimpici avevano minacciato il ritiro se non fosse stata riconsiderata la precedente decisione.

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