Ministero: “Vaccini e tamponi agli ucraini”

Circolare alle Regioni: "Popolazione a rischio, test entro 48 ore dall'ingresso"

Il ministero della Salute allerta le Regioni perché predispongano risorse per garantire tamponi e vaccini anti-Covid ai rifugiati dell’Ucraina: “In relazione alla crisi in corso e in previsione dei conseguenti fenomeni migratori verso il nostro Paese, si prega di voler allertare le Aziende sanitarie locali ai fini della individuazione e predisposizione di risorse necessarie all’esecuzione di test diagnostici-tamponi oro/rinofaringei antigenici e molecolari per infezione da SarsCoV2 e alla somministrazione di vaccini anti-Covid e altre vaccinazioni di routine per tale popolazione a rischio”, indica la nuova circolare ministeriale.

“Si raccomanda di offrire la vaccinazione anti Covid a tutti i soggetti a partire dai 5 anni di età che dichiarano di non essere vaccinati o non sono in possesso di documentazione attestante la vaccinazione, comprensiva della dose di richiamo (booster) per i soggetti a partire dai 12 anni di età”. 

Per i cittadini che provengono dall’Ucraina, “indipendentemente dalla cittadinanza, privi di digital Passenger locator form o di certificazione verde, le Asl provvederanno all’esecuzione dei test diagnostici nelle 48 ore dall’ingresso, laddove non avvenuta al momento dell’entrata nei confini nazionali”. 

La copertura vaccinale contro il Covid in Ucraina “si aggira intorno al 35% della popolazione, rappresentando una fra le più basse in Europa”, scrive il ministero. I vaccini autorizzati in Ucraina corrispondono per la maggior parte a quelli autorizzati dall’Ema o equivalenti (Comirnaty, Janssen, Covishield, Spikevax, Vaxzevria), a cui si aggiunge il vaccino Coronavac (Sinovac). 

Le Asl, si legge, “dovranno, inoltre, assicurare le necessarie attività di sorveglianza, prevenzione e profilassi vaccinale anche in relazione alle altre malattie infettive”. Si richiama inoltre l’attenzione in particolare alla “precoce identificazione delle persone con esigenze particolari e specifiche vulnerabilità, si pensa ad esempio ai minori stranieri non accompagnati, alle donne in stato di gravidanza, ai nuclei familiari monoparentali”.

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