Maxi truffa sul carburante in tutta Italia

Stop a furbetti che evadevano Iva, 172 denunce. Gdf: "Frode alterava mercato"

Maxi operazione della guardia di finanza di Pescara che scova un imponibile di 207 milioni, per un’Iva evasa di oltre 45 milioni, e sequestra preventivamente per quasi 8 milioni. Gli indagati rivendevano sottobanco carburante importato a prezzi fuori mercato senza pagare l’Iva. Il carburante arrivava da paesi come Slovacchia, Slovenia, Austria, Croazia e Repubblica Ceca: in tutti i porti principali d’Italia, ma soprattutto a Gioia Tauro. Sono coinvolte tutte le regioni tranne Sardegna, Lombardia, Piemonte, Liguria, Friuli e Trentino Alto Adige.

Scattano quindi 172 denunce, per un business nazionale del gasolio a tariffe calmierate, nell’epoca del boom dei rincari, con una architettura fraudolenta lungo tutta la penisola per reati tributari di emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, oltre che per riciclaggio, auto riciclaggio e bancarotta fraudolenta.

Le Fiamme gialle pescaresi hanno scoperto che lo schema truffaldino è piramidale: ai vertici, fornitori nazionali e comunitari di petrolio dai quali società “cartiere” del tutto tarocche e per niente operative, rappresentate da prestanome appositamente reclutati, nullatenenti, e che non hanno mai operato nel settore carburanti, acquistano l’oro nero senza applicazione dell’Iva, per poi rivenderlo alle “pompe bianche” a prezzi stracciati, di nuovo senza versare l’Iva.

Autocisterne piene a prezzi agevolati e vendute ai distributori su quello che diventa un vero e proprio mercato nero, a meno della metà del costo medio del gasolio. Regalato in pratica, tenuto anche conto del fatto che, trasportato a migliaia di km di distanza, non risente di alcun incremento di valore, salvo poi finire nelle vetture dei consumatori finali a prezzi stellari.

Il meccanismo fraudolento si basa sull’utilizzo di fatture false, con cui simulare un allineamento dei prezzi di vendita a quelli di mercato. E la differenza pagata in più? È finta, viene poi, di fatto, restituita in contanti: così si aggira la normativa fiscale, a danno dell’Erario. “Il fenomeno rilevato ha un fortissimo disvalore economico e sociale – dice il colonnello Antonio Caputo, comandante provinciale della guardia di finanza di Pescara -. La beffa è duplice: si danneggia gravemente il bilancio dello Stato e dell’Unione europea per via della rilevante evasione Iva e si arreca al mercato una forte turbativa, mediante la concorrenza sleale operata dai distributori locali e indipendenti che si approvvigionano consapevolmente dalle organizzazioni criminose, a prezzi inferiori ai valori medi praticati alla pompa. Un meccanismo perverso, che va totalmente a discapito sia degli operatori onesti i quali, non riuscendo a essere competitivi, perdono larghe fette di mercato, sia dei cittadini, i cui risparmi vengono erosi ogni giorno dall’aumento vertiginoso dei prezzi alla pompa a causa del caro-energia e delle frodi che alterano il regolare funzionamento del settore, ora quanto mai strategico”.

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