Agli ucraini le villette dell’ex base Nato

La Regione studia l'ipotesi: per Comiso non sarebbe la prima volta

COMISO (RAGUSA) – La protezione civile siciliana sta studiando la possibilità di ospitare profughi ucraini che fuggono dalla guerra nelle villette della zona italiana dell’ex base Nato di Comiso (Ragusa) e ha contattato il sindaco Maria Rita Schembari, che a fine febbraio aveva dato la disponibilità ad accogliere i profughi nell’area limitrofa all’aeroporto, da tempo passata al Demanio regionale e affidata in concessione al comune di Comiso, per chiedere la documentazione relativa agli edifici sfruttabili per ospitalità.

“Abbiamo ricevuto una richiesta da parte della dirigente regionale della protezione civile, Sonia Alfano – ha detto Schembari – e abbiamo inviato la planimetria dell’area e la planimetria delle villette. Sono disponibili 38 villette, con due o tre camere da letto, che potrebbero ospitare circa 220-230 profughi. Noi siamo pronti, se il governo nazionale e la Regione siciliana ci daranno le indicazioni”.

Tutte le villette si trovano nella zona italiana dell’ex base Nato. Le case della cosiddetta zona americana, dei prefabbricati in disuso dal 1999, sono invece inutilizzabili. L’ex base missilistica di Comiso, installata su una preesistente ma disattiva base aerea italiana, l’ex aeroporto intitolato al generale Vincenzo Magliocco, venne smantellata nel maggio del 1991.

L’ultima batteria di missili Cruise lasciò Comiso il 26 marzo ’91, in base agli accordi tra Reagan e Gorbaciov, dell’8 dicembre 1987. I 112 missili Cruise, la cui installazione venne autorizzata dal governo Craxi nel dicembre 1981, furono operativi a partire dal 30 giugno 1983 nell’ ambito di decisioni Nato per il riequilibro della deterrenza, dopo il dispiegamento di missili SS-20 sovietici del Patto di Varsavia. Quando gli Usa la presero in carico, la base, che si estende su 200 ettari, divenne una cittadella autosufficiente, dotata oltre che di un vasto ed attrezzato centro comando con varie dependance, anche di mille appartamenti con settemila posti letto, supermercati, chiese, centri sociali, impianti per gli sport più disparati (all’ aperto ed al coperto), mini ospedale (ma con altissime specializzazioni). Tutti gli edifici erano dotati di impianti di condizionamento d’aria.

L’ex base tornò alla ribalta, prima che una parte della sua aerea fosse trasformata nell’ odierno aeroporto di Comiso Pio La Torre, con la missione Arcobaleno, durante la guerra nella ex Jugoslavia, perché divenne una cittadella per i profughi del Kosovo che cominciarono ad arrivare l’8 maggio 1999. Ne ospitò oltre seimila. Il sindaco di Comiso dell’epoca Pippo Di Giacomo, diede la sua disponibilità all’allora presidente del Consiglio Massimo D’Alema per ospitare la gente che scappava dai bombardamenti. L’ex base venne in pochissimo tempo trasformata in un piccolo paese dotato di cucine attrezzate di tutto punto, alloggi, parco per i giochi dei bambini, magazzino per i vestititi, spaccio di generi alimentari. A luglio i primi profughi cominciarono a rientrare nel loro Paese. Gli ultimi kosovari a lasciare Comiso furono Ylber e Aferdita Karsniqi, all’epoca di 24 e 22 anni, col loro figlioletto Kastriot, nato il 23 agosto ’99 in Sicilia, e il fratello di lei: andarono via il 31 agosto.

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