‘Mi calo la cona’: a Catania i bimbi sanno cosa vuol dire

L'iniziativa delle scuole in piazza Goliarda Sapienza FOTO

CATANIA – Le nenie natalizie intonate dai bambini delle scuole catanesi hanno accolto ieri in piazza Goliarda Sapienza, ex piazza delle Belle, il sindaco Salvo Pogliese e l’assessore alla Pubblica Istruzione Barbara Mirabella per l’avvio dei percorsi di visita del progetto “Adottiamo una cona”. Un itinerario alla riscoperta della  tradizione delle antiche edicole votive catanesi, ciascuna adottata da una scuola, decorata con festoni di agrumi e dolciumi e quindi illustrata ai visitatori dai ragazzi  nelle vesti di preparatissimi ciceroni oltre che di cantori e musici.
 
 
Gli istituti scolastici che hanno partecipato  sono: Battisti,  Deledda, Diaz, Manzoni, Tempesta, Petrarca, S. Giovanni Bosco. “Le cone – hanno spiegato gli studenti – hanno radici antichissime: già i greci usavano porre agli incroci delle vie immagini sacre, a protezione dei viandanti, così anche i romani”.  
 
 
A Catania nel secolo scorso c’era l’abitudine di costruire dei piccoli altarini e “cunzarli”, cioè addobbarli per radunarvi attorno ‘ciaramiddari’ e cantori. Per gli addobbi si usavano piante invernali come il biancospino, la “sparacogna”, cioè l’asparago, ciuffetti di “cuttuni sciusu”, cotone idrofilo, agrumi, melograni, uva, fichi, frutta secca e dolcetti, che venivano donati ai poveri.
 
Alcuni condomini più ricchi ai piedi della cona ponevano delle ceste, a simboleggiare la cornucopia, con altra frutta e dolci tipici, come ad esempio “i cucciddateddi”, i fichi secchi. Questa abbondanza  riecheggia nel detto ancora attuale “ti calasti ‘na cona”. 
scroll to top