Ecco perché l’Etna continua a eruttare

Pubblicato uno studio dell'università di Catania che spiega l'iper attività di queste settimane

CATANIA – Il considerevole contenuto di gas nel magma è alla base della cadenza ritmica delle eruzioni e della straordinaria energia dei fenomeni eruttivi dell’Etna. Lo rivela una ricerca dal titolo ‘Magma dehydration controls the energy of recent eruptions at Mt. Etna volcano’, pubblicata sulla rivista scientifica Terra Nova a conclusione degli studi condotti da Francesco Zuccarello al Dipartimento di scienze biologiche geologiche e ambientali dell’università di Catania.
Il lavoro è stato svolto sotto la supervisione di Marco Viccaro, docente di Geochimica e vulcanologia, in collaborazione con Federica Schiavi del Laboratoire Magmas et volcans dell’université Clermont-Auvergne.
Lo studio dimostra che il contenuto in gas finale presente nel magma, e dunque il potenziale esplosivo che sarà conferito all’eruzione, è fortemente influenzato dalle dinamiche di risalita. “Ciò significa che l’Etna, pur essendo il paradigma mondiale di vulcano a condotto aperto – osservano i ricercatori – in specifici momenti del suo naturale ciclo vitale è in grado di simulare dinamiche molto affini a quelle di vulcani che degassano con modalità di sistema chiuso”.
Il lavoro pubblicato può spiegare anche quanto sta accadendo all’Etna negli ultimi mesi con la sequenza di eruzioni parossistiche che ad oggi conta già ben 19 episodi eruttivi. “È evidente – aggiungono i ricercatori – come l’Etna sia attualmente molto carico di energia, derivante proprio dagli importanti volumi di magma ricco in gas che hanno fatto ingresso nel suo sistema di alimentazione verso la fine del 2020 e che ancora devono trovare un loro completo trasferimento verso la superficie. Ed è proprio il considerevole contenuto di gas, con ogni probabilità paragonabile con quello definito per i magmi eruttati all’Etna nel periodo 2013-2018, che controlla sia la cadenza ritmica delle eruzioni, che nelle ultime settimane presentano frequenza nell’ordine delle 50-70 ore, sia la straordinaria energia dei fenomeni eruttivi”.

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