Sos da paese catanese: ‘Conte, qui moriamo’

Il sindaco di Mirabella Imbaccari: "Da noi è tutto in fumo, lo Stato sblocchi la burocrazia o non ce la faremo"

CATANIA – “Il mio paese è in ginocchio, 150 giovani stanno rischiando il posto. Qui si lavora con i ristoranti, tutto è chiuso, solo il settore del wedding fatturava 6 milioni di euro, tutto in fumo. E’ un disastro. Faccio appello allo Stato: abbiamo 9 milioni di progetti approvati, sbloccateli abbattendo la burocrazia per aprire i cantieri. Se serve, mi metto da parte, inviate pure un commissario. Ma agite in fretta”. E’ lo sfogo di Giovanni Ferro, sindaco di Mirabella Imbaccari, 4.800 abitanti nella provincia di Catania.
Tutta la disperazione di questa amministrazione sta in una delibera con la quale la giunta lancia il suo grido d’allarme alle istituzioni, dando mandato al sindaco di rivolgersi al premier Conte e al governo Musumeci.
“Le attività non potranno prontamente agganciare la ripresa dopo la riapertura – dice il sindaco -. La sola salvezza è la semplificazione dei processi amministrativi per velocizzare l’iter di avvio dei cantieri di opere pubbliche e di servizi già assistiti da finanziamento”.
Questo piccolo comune guarda con molto interesse al ddl che la prossima settimana sarà esaminato dall’Assemblea siciliana, che prevede l’adozione del ‘modello Genova’, nel rispetto delle deroghe della legge nazionale. “Non è una questione politica – avverte il sindaco – ma di vita o di morte dell’economie di interi territori”.

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