Ingiusta detenzione: risarcito Contrada

All'ex numero due del Sisde sono stati liquidati 670 mila euro: "Ma i danni subiti sono irreparabili"

PALERMO – La Corte d’Appello di Palermo ha accolto la richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione presentata da Bruno Contrada, ex numero due del Sisde, condannato a 10 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. A Contrada, difeso dall’avvocato Stefano Giordano, sono stati liquidati 670 mila euro. La condanna dell’ex poliziotto venne giudicata illegittima dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e dalla Cassazione.
Contrada ha scontato 8 anni tra carcere e arresti domiciliari. Dopo un tentativo di revisione della sentenza, dichiarato inammissibile, si rivolse alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo. Nel 2015 i giudici della Cedu hanno condannato l’Italia a risarcire il funzionario, nel frattempo radiato dalla polizia, sostenendo che non andava processato né condannato perché il reato di concorso esterno in associazione mafiosa ha assunto una dimensione chiara e precisa solo con la sentenza Demitry, del 1994.
E Contrada era finito davanti ai giudici per fatti precedenti a quella data. Uno spunto, quello della pronuncia della Cedu, che il legale di Contrada ha usato per chiedere, tramite un incidente di esecuzione, la revoca della condanna. Ma la Corte d’appello di Palermo giudicò il ricorso inammissibile. Tutto fu ribaltato dalla Cassazione che revocò la condanna privando il verdetto della eseguibilità e degli effetti penali.
Oggi l’ultimo traguardo del risarcimento per la detenzione illegittima. Bruno Contrada venne arrestato il 24 dicembre del 1992. In primo grado fu condannato a 10 anni, ma la sentenza fu ribaltata in appello e il funzionario venne assolto. L’ennesimo colpo di scena ci fu in Cassazione, quando l’assoluzione fu annullata con rinvio e il processo tornò alla corte d’appello di Palermo che, il 25 febbraio del 2006, confermò la condanna a 10 anni.
“I danni che io, la mia famiglia, la mia storia personale, abbiamo subito sono irreparabili e non c’è risarcimento che valga – ha detto Contrada -. Io campo con 10 euro al giorno. Stare chiuso per il coronavirus non mi pesa: sono stato recluso 8 anni”.
Contrada, 88 anni e mezzo, ancora lucidissimo e con una grande memoria, è stato arrestato nel Natale 1992 e ha trascorso 4 anni e mezzo in carcere e 3 anni e mezzo ai domiciliari. Due anni gli sono stati condonati per buona condotta.
“Il denaro – dice – non può risarcire i danni che ho subito in 28 anni. Quando nel 2017 la Cassazione ha recepito la sentenza della Corte europea per i diritti dell’uomo, confortata dalla decisione della grande Camera di Strasburgo dove 17 giudici hanno dichiarato inammissibile il ricorso dell’Italia ho provato un momento di gratificazione. L’Europa riconosceva la mia sventura umana e giudiziaria. Ma io provavo sofferenza solo a leggere i documenti di quella causa che cominciavano ‘Bruno Contrada contro l’Italia’”.
“Ho vissuto – continua – fin da piccolo col valore altissimo della Patria, l’Italia e dello Stato. Solo per questo avrei diritto a un risarcimento, solo perché hanno distrutto le certezze e i valori in cui ho creduto una vita”.
“Per me – prosegue – indossare la divisa da ufficiale dei bersaglieri a 22 anni, e poi quella della Polizia di Stato fino a diventare dirigente generale, era tutto. Anche in carcere applicavo quei valori comportandomi bene e rendendomi utile con i consigli e l’esempio per i compagni di detenzione”.
“I soldi non mi interessano. Dieci euro al giorno mi bastano – continua Contrada -. Aspetto di leggere le motivazioni, il ragionamento e le argomentazioni della Corte. Non ci sono soldi per pagare le sofferenze che la mia famiglia ha subito. Mio figlio che era poliziotto è gravemente malato: un giovane che ha visto il padre, dirigente generale della polizia di Stato la stessa di cui lui indossava la divisa che per lui era un mito, arrestato e accusato di cose gravissime. Mia moglie che si è ammalata di cuore subito dopo il mio arresto. Ci può essere risarcimento? Spione, agente segreto, sempre appellativi per gettarmi fango addosso. Io sono un dirigente generale della Ps applicato ai servizi di sicurezza che da vicecommissario ha scalato tutti i gradi della Polizia di Stato”.
“Riteniamo che la pronuncia della Corte d’appello sia perfettamente in linea con la decisione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e ne dia la giusta esecuzione – dice l’avvocato Stefano Giordano, legale di Bruno Contrada -: al di là del quantum liquidato, i giudici, con un provvedimento libero e coraggioso, hanno statuito che Bruno Contrada non andava né processato, né tanto meno condannato e che, dunque, non avrebbe dovuto scontare neppure un solo giorno di detenzione, disattendendo le obiezioni della Procura Generale e dell’Avvocatura dello Stato”.
“Ci riserviamo ora – aggiunge – di esaminare attentamente il provvedimento, per valutare eventuali spazi per l’impugnazione avanti la Corte di Cassazione”.

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