Esecutivo il dissequestro dei beni di Ciancio

Rigettata la richiesta di sospensione, il pg ricorre in Cassazione

CATANIA – E’ diventato esecutivo il dissequestro di tutti i beni di Mario Ciancio Sanfilippo che era stato disposto dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Catania dopo che la seconda Corte d’appello ha rigettato il ricorso di sospensione dell’esecutività dell’ordine di revoca del sequestro disposto il 24 marzo scorso da un’altra sezione della Corte d’appello etneo.
Tra i beni dissequestrati anche le società che controllano i quotidiani La Sicilia e Gazzetta del Mezzogiorno e le emittenti televisive Antenna Sicilia e Telecolor. La Corte, si legge nelle 5 pagine del dispositivo motivato emesso nelle more del “preannunciato ricorso della Procura generale in Cassazione”, che è stato già depositato per il sequestro dei beni, ritiene che “l’istanza di sospensione non può trovare accoglimento risultando estremamente generica”.
I giudici hanno rilevato “diverse incongruenze” nella “richiesta di sospensione con riguardo alle società costituenti il cosiddetto gruppo Ciancio” che in questa parte “rende la richiesta della Procura inammissibile per carenza di interesse”.
“Le ulteriori deduzioni a supporto del pericolo di dispersione delle società – ritiene inoltre la Corte – si appigliano a fattori ‘imprecisi e generici’ che non consentono di apprezzare il rischio di default quale indice della elusione della elusione della ‘misura di prevenzione’; né, d’altra parte, la generale e contingente contrazione dei ricavi conseguente la pandemia da Covid-19 può costituire elemento significativo di una carenza di liquidità a breve-medio termine tale da determinare l’imminente default essendo notorie le misure a sostegno delle imprese colpite dall’epidemia varate dal governo con in cosiddetto ‘Cura Italia’”.
La Corte d’appello “non evidenziando presupposti per concedere la sospensione” ha quindi disposto il “rigetto della richiesta della Procura generale”. Il sequestro finalizzato alla confisca per beni stimati in complessivi 150 milioni di euro era stato chiesto dalla Procura ed eseguito il 24 settembre del 2018 dai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Catania nell’ambito del processo per concorso esterno all’associazione mafiosa in cui l’imprenditore è imputato, dopo una prima archiviazione del gip poi annullata dalla Corte di Cassazione.

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