Anche in Sicilia strade vuote e mascherine

Commercianti e sindacati preoccupati per il forte calo economico: "Le piccole imprese rischiano di morire". LA SITUAZIONE PER PROVINCIA

Strade con poche auto, persone in bici o a piedi che indossano le mascherine, negozi e mercati desolatamente vuoti: il giorno del nuovo Dpcm, firmato dal premier Giuseppe Conte che estende a tutto il territorio nazionale forti limitazioni, in Sicilia fa freddo e il cielo è coperto da nuvole scure.
PALERMO. Negozi del centro vuoti, anche i grandi magazzini, mercati con poche persone, strade senza auto pochi pedoni e qualche persona in bici. Spuntano le mascherine che prima si vedevano soprattutto sul volto dei turisti. Palermo si risveglia così dopo l’annuncio di Conte e la paura serpeggia soprattutto tra negozianti e titolari di attività non per il virus ma per il forte calo economico.
Il titolare di un’agenzia di viaggi dice: “Prima incassavo 20 mila euro a settimana. La settimana scorsa ho incassato 1.500 euro. Devo mettere in cassa integrazione i dipendenti”. Il bus che vengono dall’aeroporto sono quasi tutti vuoti. Nei mercati popolari i fruttivendoli e i macellai allargano le braccia: non vendiamo. File davanti alcuni market per evitare che dentro le persone siano a stretto contatto.
CATANIA. E’ un giorno feriale, ma sembra festivo: poche auto in strada. Gli accessi ai locali sono regolamentati per cercare di garantire la ‘distanza di sicurezza’ anche dentro. “Succederà come la volta scorsa – commenta una signora anziana che rinuncia a fare la spesa – tra un paio di giorni tutti avranno tanta roba a casa e gli scaffali torneranno a essere pieni: meglio aspettare”.
In un macelleria c’è chi fa la fila, con il numero, ma la moglie del titolare invita a mantenere un metro di distanza: poche persone dentro, gli altri fuori in fila. “La distanza dentro un rosticceria – spiega il titolare di un locale di Catania – è complicata, non riusciremo a sopravvivere, anche perché il nostro non è un prodotto a lunga conservazione, va mangiato caldo subito… Speriamo nella nostra Sant’Agata, soltanto lei ci può salvare”.
“Nella provincia di Catania l’emergenza coronavirus sta mettendo in ginocchio lavoratori e imprese già provate dalla crisi del 2008 e dai tagli causati dal dissesto in molti Comuni”, affermano Cgil, Cisl e Uil. I tre segretari dei sindacati, Giacomo Rota, Maurizio Attanasio ed Enza Meli, si sono incontrati in teleconferenza per confrontare i primi dati sulle imprese e microimprese provinciali, comprese quelle con uno o al massimo 4 dipendenti.
“Il rischio polverizzazione delle piccole imprese di tutti i settori, è molto alto. L’appello di oggi ad adottare azioni straordinarie e veloci sul fronte regionale, fa seguito a quello lanciato nello scorso fine settimana quando è stata chiesta una legge speciale per Catania, città già piegata dal dissesto economico del Comune, e particolari soluzioni pensate su misura per il territorio. E a espletare con le misure urgenti e speciali, una volta per tutte, i concorsi per la sanità siciliana visto anche l’estremo pericolo che stiamo attraversando”.
TRAPANI. “Non registriamo resse nei supermercati”, dice il vice sindaco di Trapani Vincenzo Abbruscato. La gente sta rispondendo con responsabilità. Preoccupati commercianti e gestori di bar e ristoranti: “Avevamo già avuto un drastico calo nei giorni scorsi – dice Vito Basciano, titolare del ristorante ‘Al Solito posto’ – adesso non oso immaginare, ho 7 dipendenti e sono preoccupato”.
ENNA. Strade deserte a Enna e gente in fila davanti ai supermercati. Il capoluogo più alto d’Italia è deserto così come deserti sono i negozi di abbigliamento, regali, calzature. In coda invece le persone davanti alle farmacie per rispettare la distanza di sicurezza. “Stiamo provando a riorganizzarci – dice Maria Ambra, che gestisce un ristorante pizzeria nel centro storico -. E’ da giorni che non entra nessuno e ora siamo costretti a chiudere alle 18 e, anche se aperti a pranzo, si chiede ai cittadini di non uscire. Un non senso. Di fatto non lavoreremo. Chi ci aiuterà?”.
MESSINA. Il centro di Messina sembra quello di una città fantasma. Negozi chiusi e pochissima gente in giro. “Il virus sta uccidendo l’economia” dice Carmelo Picciotto titolare del locale La Dolce vita al Duomo. Picciotto che è anche presidente della Confcommercio di Messina afferma: “Questa piazza che è la più importante del centro storico di Messina era piena di turisti, oggi è deserta. Tuttavia non possiamo mollare. Le istituzioni devono essere vicini ai commercianti non ci possono lasciare soli”.
Orazio Santoro, titolare di un bar in piazza Cairoli dice: “È il deserto, a questo punto è inutile restare aperti fino alle 18. È giusto stare a casa ma se non può uscire nessuno tanto vale chiudere i bar e i locali perché per noi sono solo spese”.
AGRIGENTO. Mentre i ristoranti di Agrigento hanno deciso di chiudere e la Camera di commercio ha collocato, all’ingresso, un dispositivo con soluzione idroalcolica per il lavaggio delle mani, è corsa ai supermercati. Tanto nella città capoluogo quanto nel resto della provincia, dall’alba, si registrano file di cittadini “armati” di carrello. Acquirenti che vengono fatti entrare uno per volta nell’esercizio commerciale.
SIRACUSA. A Siracusa è vuota Ortigia, splendido centro storico, solitamente affollata da turisti. I supermercati non sono stati presi d’assalto, ma ci sono code dovute agli ingressi contingentati per l’emergenza. “Ho chiuso il locale – dice Alessandro Spadaro titolare di un pub – anche se in realtà si potrebbe stare aperti fino alle 18. Ma poiché bisogna lavorare sto proponendo il servizio a domicilio: i siracusani chiusi in casa dovranno mangiare e noi garantiamo prodotti espressi di qualità, trasportati con i massimi accorgimenti”. Alcune tabaccherie sono prese d’assalto per far scorta di sigarette e alcuni uffici postali sono pieni di persone che sembrano avere paura di non riuscire a pagare la bolletta.
RAGUSA. Strade quasi deserte, negozi aperti ma vuoti nel centro storico di Ragusa. Una situazione surreale. Se n’è reso conto di prima mattina l’esercente del bar di Piazza Libertà. “Il clima è cambiato rispetto a ieri. Il nuovo decreto ha cambiato le abitudini di tutti. Pochissimi clienti – dice Massimo, barista – e anche gli impiegati degli uffici e degli istituti di credito che popolano il centro storico di Ragusa hanno evitato di prendere il caffè e sono rimasti in ufficio”.
CALTANISSETTA. Poche persone in strada a Caltanissetta. Nei bar si entra tre per volta e al mercato non c’è quasi nessuno. Nei supermercati, controllati all’ingresso dagli stessi dipendenti, è possibile entrare a piccoli gruppi muniti di guanti e mascherina. Molti ristoranti in città si stanno attrezzando per fare consegne a domicilio. Intanto l’Asp di Caltanissetta ha sospeso tutti gli interventi programmati e differibili. E’ previsto un solo accompagnatore per paziente al quale sarà rilasciato un pass.

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