L’antimafia a Catania: “Troppe zone grigie”

La Commissione regionale in prefettura: "Preoccupante pervasività criminale, clan Santapaola-Ercolano condiziona ancora consenso sociale"

CATANIA – “Un quadro dettagliato, puntuale e preoccupante della pervasività del fenomeno criminale nella provincia di Catania, con intersezioni con politica ed imprenditoria”. Così il presidente della commissione regionale antimafia Claudio Fava dopo le audizioni nella prefettura del capoluogo etneo con i vertici delle forze dell’ordine, della Dia e il procuratore Carmelo Zuccaro.
Dagli ascolti, osserva Fava, è emersa l’esistenza di una “zona grigia molto ampia con un pezzo di imprenditoria, non affiliata, ma disponibile ad un accordo con le organizzazioni mafiose” e la capacità della ‘famiglia’ Santapaola – Ercolano di “essere ancora l’asse portante della geografia mafiosa nella provincia”, condizione che determina “consenso sociale”.
Tra gli interessi della criminalità organizzata Fava cita “speculazioni immobiliari, terreni agricoli che, con varianti e ‘semafori verdi’ della struttura amministrativa, diventano edificabili e sedi di centri commerciali, finanziamenti da fondi coesione, intestazioni fittizie di beni e centri scommesse”.
Parla anche di “falsi braccianti, parcheggi abusivi e del settore della raccolta di rifiuti”, che definisce “un buco dentro il quale occorrerebbe guardare” a causa delle “proroghe concesse dalle amministrazioni comunali alle imprese con provvedimenti di somma urgenza quando emergenza non vi era”.
Fava sottolinea la “sofferenza del tessuto imprenditoriale sano che rischia di essere soffocato da impedire colluse”. Catania per Fava è una città di “spazi e territori contesi”, dove la crisi economica è diventata crisi sociale, con 31 zone a rischio e dove esistono piazze di spaccio distribuite tra famiglie che convivono in sufficiente armonia”.
Di contro è emersa l'”inadeguatezza della Polizia Municipale in quantità e qualità” e dello sforzo compiuto dalle forze dell’ordine per riprendersi il controllo di questi territori, spesso marcati con “bandiere che stanno a significare ‘qui comandiamo noi'”. “Al quadro preoccupante – chiosa Fava – si aggiungono emergenze giudiziarie come quelle che riguardano università, Comune e imprenditori”.

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