“Col c…o che torno da voi a nuoto, tanto eleggete sempre gli stessi”

di Emanuele Grosso. Un Grillo diverso a Catania resiste per 75 minuti senza parlare di politica, poi cede agli spettatori: "Salvini? Ecco cosa penso". FOTO

CATANIA – Beppe Grillo è come Forrest Gump dopo anni di corsa in giro per l’America: un po’ stanchino. Non “politicamente finito”,  come sostengono i suoi nemici; non “mentalmente bollito”; e neppure “non fa più ridere”. False notizie. Però certamente esausto e scoraggiato, lì sulla branda al centro del palco catanese, dove ogni tanto si distende a rimarcare le sue sette decadi. Indebolito dalla consapevolezza che i suoi ragazzi lassù al governo faticano come pecorelle in un mondo di iene, che “sbagliano” e “sono ingenui”, ma “ce la mettono tutta e almeno ci provano anche a vostro nome, visto che voi ve ne state fermi a guardare”.
Nessuna traccia del fustigatore assatanato che massacrava i potenti. Giusto una battuta (riciclata) a testa per Salvini, Renzi e Berlusconi, quasi a grande richiesta. La politica è scappata dai suoi monologhi. “E col ca..o che torno qui a nuoto, tanto eleggete sempre gli stessi, e poi vi tenete 1,6 miliardi di debiti”.
Così è tutto un po’ ridimensionato. A cominciare dal pubblico (“Un tempo riempivo palazzetti con diecimila persone”, ora nemmeno il Metropolitan, e a prezzi inferiori rispetto a una cover band dei Pink Floyd). Ma pure la durata dello spettacolo, un’ora e un quarto con la prolunga del “Chiedetemi quello che volete”, pessima iniziativa se non si intende innescare un bailamme di “Beppe, so tutto io” (lo stesso effetto “democrazia” di un post su Facebook) per più di mezz’ora. Le urla ovviamente pretendono che il jukebox si esprima sull’alleato, lui tenta di svicolare: “E’ leale e furbo, sfrutta le piazze. Ma i suoi non hanno idea delle tantissime cose che facciamo noi al governo e che i media nascondono. La vostra fortuna è che potete ignorare giornali e telegiornali e cercare altrove un’informazione corretta”.
Ma allora di che cavolo parla Grillo in questo “Insomnia”? A parte le immancabili molestie al pelato di turno in prima fila, di intestino neurologico, di Wittgenstein, di prostata, dei lupi che si estinguono, della sua famiglia, di esperimenti con i topi, di coloranti e conservanti. Con continui “Andate a cercare su Google”, come se ormai senza dimostrabilità non si potesse più fare un passo, e precettando gli spettatori con un messaggio prima dell’inizio: “Siete pregati di NON spegnere i telefoni durante la serata, se vi chiama qualcuno rispondo io”.
E’ uno show più intimo, più personale, meno ruffiano. L’esibizione della tenera, onesta arrendevolezza di un uomo ancora voracemente curioso (“Rifletto molto perché dormo poco”), sempre capace di aprire gli occhi di chi lo ascolta, ma logorato da una leadership che lui vuole delegare e che la gente invece continua a chiedergli.

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