E’ morto Johnny Hallyday

L'icona del rock francese aveva 74 anni, da tempo era malato di cancro

PARIGI – “Scrivo queste parole senza crederci. Eppure è così. Il mio uomo non c’è più”: con queste parole, Laeticia Hallyday ha annunciato con un comunicato poco dopo le 3 del mattino la scomparsa a 74 anni del musicista più popolare della storia della canzone francese, “Johnny”. Poco prima, Laeticia aveva telefonato a Emmanuel Macron, ancora sveglio all’Eliseo.
L’intero Paese, senza steccati politici, sociali o differenze di età, si è svegliato piangendo il mito che pensava immortale, l’uomo che ha venduto 110 milioni di dischi. Una decina di blindati della polizia sostano attorno alla villa di Marnes-la-Coquette, in banlieue di Parigi, dove Johnny era rientrato un mese fa dopo essere stato ricoverato in clinica per una crisi respiratoria.
“La malattia è nella tua mente”, aveva detto Johnny un anno fa parlando della sua malattia, un cancro ai polmoni che voleva affrontare di slancio, come tutta la sua vita, rinunciando persino – in extremis – all’immancabile sigaretta fra le labbra. “Que je t’aime”, “Noir c’est noir”, Quelque chose de Tennessee”, “Allumer le feu”… tutte le radio mandano in onda da stanotte le telefonate degli ascoltatori, dei politici, dei colleghi musicisti, di anziani signori e giovanissimi seguaci, ognuno a spiegare “quella volta” che Johnny ha cantato questo o quel brano, che si è lanciato sulla marea dei suoi fan ad un concerto.
L’Eliseo pensa a un “omaggio nazionale” per l’addio a Johnny, c’è chi rievoca “i funerali di Victor Hugo” per immaginare l’evento più popolare di sempre. Il fenomeno Johnny, inspiegabile al di fuori della Francia, è un’irripetibile miscela di personalità e sensibilità del suo protagonista, che ha inventato e acceso la fiamma di un “rock alla francese” vissuto come un pianeta a parte dai suoi fans. Memorabile una sua tournée americana con migliaia e migliaia di francesi che lo seguirono a Las Vegas, Los Angeles e nelle altre date in un clima di esaltazione per il “loro” Elvis Presley.
Johnny Hallyday si chiamava in realtà Jean-Philippe Smet, ed era nato il 15 giugno 1943 a Parigi da padre belga e madre francese, che si lasciarono dopo la sua nascita. Lui crebbe con una zia che stava con due figlie, una delle quali sposò Lee Halliday, al quale il ragazzo si ispirò per lanciarsi nel mondo dello spettacolo. A metà anni Cinquanta, a Parigi, scopre il cinema e il rock, conosce Eddy Mitchell e Jacques Dutronc ma soprattutto ascolta e segue le orme di Elvis Presley.
Appare in tv nel 1959, i produttori lo scoprono e nel 1960 esce il suo primo disco, subito seguito da un altro con il suo primo hit, “Souvenirs, souvenirs”. Dagli anni Sessanta cominciano i trionfi dal vivo, si esibisce ovunque, all’Olympia fra l’altro, e pubblica “Salut les copains” diventando per tutti “l’idole des jeunes”, “l’idolo dei giovani”.
Nel 1965 sposa Sylvie Vartan, anche lei cantante, e nasce David. E’ l’epoca “ye-ye”, la coppia diventa il simbolo francese del pop, la bellissima Sylvie spopola cantando anche in italiano. Johnny intanto pubblica un suo album storico, “Generation perdue”. La canzone che questa mattina, ricordandolo, tutti canticchiano, risale a quegli anni, al 1969: “Que je t’aime”.
E’ poi la volta del cinema, con un’indimenticabile partecipazione in “L’avventura è l’avventura” di Claude Lelouch, nel 1971. Con Sylvie è la crisi, nel 1975 si lasciano e Johnny – con una schiera di fan sempre fedeli – sembra avviato al tramonto. Come sempre gli è successo, riesce a rialzarsi, e nel 1977 pubblica uno dei suoi più grandi successi, “Elle m’oublie”. Alti e bassi a cavallo del 1980, poi “Quelque chose de Tennessee”, il legame con l’attrice Nathalie Baye, dal quale nasce nel 1983 la figlia Laura Smet, poi il matrimonio nel 1990 con Adeline Blondieau quindi l’approdo definitivo, nel 1996, con Laeticia, rimasta al suo fianco fino alla fine.
Nel 1993, per i 50 anni, il primo megaconcerto al Parco dei Principi, 5 anni dopo trionfo allo Stade de France dopo i mondiali di calcio vinti dalla Francia. Il fenomeno diventa mito, in un’intervista a Le Monde parla della cocaina e della sua abitudine a sniffare per “lavorare, tenere duro”. Il fisico è provato ma la star non molla: celebra il passaggio dell’anno 2000 con un mezzo milione di persone che lo acclamano sotto la Tour Eiffel.
Appare stanco e invecchiato, nel 2009 finisce in ospedale per un primo cancro, poi torna in scena, dove nel 2013 festeggia i 70 anni cantando davanti ai fan in delirio. Il tumore al polmone e il sogno, infranto, di riprendere prima o poi la tournée delle “Vecchie canaglie”, con Eddie Mitchell e Jacques Dutronc, sono stati gli ultimi progetti ai quali non ha mai smesso di credere fino alla fine.

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