PALERMO – “Cosa penso di Agrigento capitale italiana della cultura e cosa consiglio per evitare brutte figure? Faccio un esempio: ricordo che chiamarono un architetto giapponese per il piano urbanistico di Catania. Alla domanda su cosa andava fatto, rispose con una sola parola: bombardare. Ecco, ci vuole una scossa”. Il regista Roberto Andó ha presentato il suo nuovo film “L’abbaglio” al cinema Rouge et Noir di Palermo.
“Agrigento è uno dei posti più violentati della Sicilia. Un po’ ci vorrebbe un piccolissimo bombardamento per ricostituire il paesaggio e renderlo visibile – aggiunge -. Quando si gira un film che ha un’ambientazione storica e si deve ricomporre un’integrità, sicuramente constati che la Sicilia ha subito molti cambiamenti. Quando, per ‘La Stranezza’, mandai la scenografa a vedere la casa di Pirandello, trovò uno scempio. Si parla di Agrigento Capitale della cultura, ma devo dire che in quel caso, nell’abitazione di Pirandello, hanno tolto tutti gli arredamenti, sostituiti con schermi video. Hanno tolto anche tutto quello che c’era attorno alla villa per fare un grande parcheggio. Questa è anti-cultura. In quel caso ho dovuto, come faceva il mio maestro Francesco Rosi, utilizzare tre posti diversi per ricomporne uno. Girare un film è un’occasione anche per misurare quanto è rimasto e quanto si è degradato nella memoria”.
Poi su Ficarra e Picone: “Sono così importanti e hanno una sintonia con il pubblico, hanno creato una drammaturgia partendo da una filosofia siciliana. Pur avendo questo successo, Ficarra e Picone hanno voglia di sperimentare una dimensione che si spinga oltre. Non mi stupisce che Ronconi li abbia chiamati. Se Fellini fosse stato vivo, sicuramente si sarebbe rivolto a loro. I comici solitamente sono asserragliati nell’idea che non devono muoversi dai loro successi. Loro invece sono degli artisti e sono spericolati”.