L’allungamento degli arti è una procedura ortopedica eseguita per il trattamento dei nanismi, degli accorciamenti post-traumatici e delle dismetrie. Può essere eseguito sia sugli arti inferiori sia su quelli superiori, a entrambi gli arti o singolarmente. Gli allungamenti si eseguono con varie metodiche che includono l’utilizzo di fissatori interni e esterni o chiodi endomidollari (all’interno dell’osso). Il reparto di Ortopedia e Traumatologia dell’ospedale Umberto I di Siracusa ha eseguito un intervento che è assolutamente innovativo nella cura delle dismetrie degli arti inferiori: una paziente di 23 anni, affetta da un accorciamento del femore sinistro di 5 cm a seguito di un trauma in età adolescenziale, è stata sottoposta ad allungamento mediante un sistema endomidollare elettromagnetico.
“La tecnica standard per correggere accorciamenti così significativi – spiega il direttore del reparto di Ortopedia e Traumatologia, Salvatore Caruso (nella foto con il suo team) – prevedeva l’utilizzo di fissatori esterni che, nel caso di un allungamento al femore, non sono scevri da complicanze come rigidità articolare e limitazioni funzionali, soprattutto nei pazienti più giovani. Il nuovo sistema elettromagnetico, meno invasivo e più confortevole per il paziente, permette di allungare l’osso in modo graduale e controllato, minimizzando il rischio di complicanze e garantendo una ripresa più rapida. Tale procedura rappresenta una rivoluzione nella cura delle dismetrie e offre ai pazienti una soluzione più efficace e meno invasiva”.
Questo intervento chirurgico di allungamento d’arto, tecnicamente Limb lengthening, è complesso e prevede l’impiego di un chiodo endomidollare telescopico. Il dispositivo, realizzato in materiale biocompatibile, permette l’allungamento progressivo del femore di 1 millimetro circa al giorno e viene adoperato dal paziente stesso, in maniera del tutto autonoma, attraverso un sistema elettronico esterno che genera un segnale elettromagnetico inviato a un sensore impiantato sottocute (nella lastra radiografica esemplificativa di uno di questi interventi).
In sostanza, ogni giorno il paziente azionerà direttamente una specie di ‘telecomando’ che darà l’input al chiodo ortopedico telescopico, innescando così la crescita dell’arto. L’osteogenesi distrazionale, in virtù della rigenerazione ossea, permetterà così il recupero progressivo della dismetria in un tempo variabile, stimato in almeno due mesi in base al previsto allungamento di un millimetro al giorno, con concessione del carico completo per permettere la formazione di un callo osseo affidabile. Questa innovativa metodica rappresenta una evoluzione chirurgica e tecnologica in grado di migliorare la qualità della vita e impedire l’evoluzione di patologie di altri distretti ossei che sarebbero eccessivamente sollecitati e quindi potrebbero provocare il conseguente deterioramento precoce e la necessità di interventi demolitivi precoci delle altre articolazioni.