Inchiesta appalti, coinvolto sindaco di Maletto

Arrestato per corruzione il commissario per il dissesto idrogeologico Maurizio Croce VD

MESSINA – Nell’inchiesta che ha coinvolto il commissario per il dissesto idrogeologico in Sicilia, Maurizio Croce, arrestato oggi per corruzione e posto ai domiciliari, è stato arrestato anche Francesco Carmelo Vazzana, anche lui ai domiciliari, ed è indagato Giuseppe Capizzi, sindaco di Maletto, nel Catanese, colpito da un’interdittiva della capacità di contrarre con la Pubblica amministrazione. Vazzana sarebbe stato l’intermediario tra Croce e Capizzi che è rappresentante dell’impresa che si è aggiudicata i lavori per la messa in sicurezza del torrente Cataratti – Bisconte.

In mattinata la guardia di finanza di Messina ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dei tre, indagati, a vario titolo, per una serie di fatti corruttivi nell’ambito dell’aggiudicazione e dell’esecuzione di appalti, promossi dal commissario di governo contro il dissesto idrogeologico per la Regione Sicilia. Ai domiciliari è stato posto anche l’attuale consigliere comunale di Messina, Maurizio Croce, che era candidato a sindaco nelle ultime elezioni amministrative con il Centrodestra ed ex commissario per il dissesto idrogeologico. L’indagine scaturisce dal controllo disposto dal Prefetto di Messina, nel cantiere dei lavori di “riqualificazione ambientale e risanamento igienico dell’alveo del torrente Cataratti-Bisconte e opere varie nel Comune di Messina”. Croce, 53 anni, è stato anche assessore regionale al Territorio e ambiente nel governo di Rosario Crocetta e ha ricoperto numerosi incarichi di nomina politica in diverse strutture regionali. Il coordinatore regionale di Forza Italia in Sicilia, Marcello Caruso, ha disposto la sospensione dal partito di Maurizio Croce.

L’inchiesta ha riguardato il gestore e rappresentante di fatto dell’impresa esecutrice dei lavori, cui risultava affidato il cantiere. L’uomo, da ulteriori accertamenti, risultava essere già stato indagato per traffico di influenze illecite, aggravata dal metodo e dalla finalità mafiosi, nell’ambito di indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. “Gli accertamenti di polizia giudiziaria – dice la guardia di finanza – hanno consentito di svelare l’esistenza di un rapporto privilegiato, tra il vertice della struttura commissariale Maurizio Croce e il rappresentante legale dell’impresa esecutrice dei lavori. Quest’ultimo, in accordo con il vertice della struttura commissariale, prometteva ed erogava utilità varie ai funzionari incaricati di sovrintendere all’opera e, segnatamente, sia al direttore dei lavori che al funzionario incaricato di validare i lavori svolti”.

Secondo la Gdf le utilità consistevano nell’effettuazione di lavori edili in abitazioni private risultate nella disponibilità dei medesimi funzionari pubblici, per importi complessivi quantificati in circa 80 mila euro; nonché, nel caso del funzionario impiegato direttamente presso la Struttura Commissariale, nel pagamento di tasse universitarie, per un corso di laurea che lui intendeva frequentare, per un valore di oltre 7 mila euro”. Secondo l’accusa Croce, candidato a sindaco di Messina, avrebbe ricevuto dall’imprenditore, finanziamenti illeciti della campagna elettorale, per oltre 60 mila euro.

La Finanza ha sequestrato agli indagati 230 mila euro. Oltre a Croce e al titolare dell’impresa è indagato il presunto intermediario tra i due che ha ricevuto un orologio Rolex Daytona del valore di oltre 20 mila euro e ha beneficiato di lavori di ristrutturazione in un negozio di abbigliamento a Messina, per un valore di oltre 30 mila euro. Sempre su richiesta di Croce – dicono gli inquirenti – e con l’intermediazione di un’altra persona legata da rapporti di fiducia al commissario, la società appaltatrice ha effettuato lavori di messa in sicurezza in una struttura ricettiva privata, per un importo di quasi 100 mila euro. In totale gli indagati sono 13 tra cui altri due componenti della struttura commissariale contro il dissesto idrogeologico.

Nel corso delle indagini sarebbero state sventate due distinte fattispecie di truffa. La prima, cosiddetta “truffa dei pali”, è consistita nel collocare presso il cantiere, sfruttando la difficoltà di rilevare la difformità tra il dato formale/progettuale e quello reale, un numero di pali inferiore rispetto a quello previsto dal progetto (291 pali in meno), per ottenere un maggiore e indebito esborso di somme, a favore dell’impresa, per un valore di oltre 1.200.000 mila euro; la seconda sarebbe consistita nel “simulato conferimento a discarica di rifiuti provenienti dal cantiere Catarratti-Bisconte (terre e rocce da scavo), riguardante, di contro, materiale proveniente da un diverso cantiere gestito dalla società esecutrice dell’appalto pubblico e posto all’interno di un immobile di proprietà di un privato, in modo da consentire all’impresa di richiedere il rimborso a carico della stazione appaltante e ottenere, contestualmente, il pagamento dello smaltimento realmente avvenuto anche dal citato committente privato”.

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