Catania, braccio robotico per la neurochirurgia del San Marco

di Nuccio Sciacca. E’ collegato a un sistema di neuronavigazione guidato da sistemi ottici

Una nuova tecnologia denominata biplanare che per mezzo di specifici software permette di ricostruire con precisione immagini tridimensionali dei vasi anche introducendo cateteri nei vasi sanguigni periferici, facendoli ‘navigare’ fino a raggiungere la sede della patologia, dove sarà possibile intervenire in modo mininvasivo, ad esempio per rimuovere un’occlusione vascolare o riparare un aneurisma, entra nella dotazione della nuova sala operatoria dell’ospedale San Marco di Catania. E’ definita sala ibrida ed è tra le poche in Italia all’interno di un blocco operatorio. E’ organizzata secondo un modello innovativo polifunzionale che unisce attività endovascolari e chirurgiche con attrezzature di sala operatoria e di diagnostica radiologica avanzata, come, appunto, l’angiografo biplano, capace di ottenere immagini di elevatissima qualità.

La presenza poi di un tomografo TC portatile collegato alle apparecchiature a ai sistemi di neuronavigazione, consente il monitoraggio costante delle attività realizzate, ad esempio in presenza di ictus o aneurisma. Le dimensioni della sala, di ben 80 mq, consentiranno inoltre ai professionisti di muoversi con facilità e di manovrare le attrezzature più agilmente e velocemente. Verranno eseguite procedure di chirurgia vascolare, addominale e toracica ma soprattutto di neurochirurgia che si avvarrà del braccio robotico ‘Brain Lab’, strumento ad altissima precisione che fa del San Marco uno dei pochi centri attrezzati per questo tipo di interventi di neurochirurgia dell’intero bacino del Mediterraneo.

“Il braccio viene collegato a un sistema di neuronavigazione guidata da sistemi ottici e il vantaggio è quello di rendere questo tipo di chirurgia quasi infallibile – spiega il direttore del reparto e professore ordinario di neurochirurgia dell’Università di Catania, Giuseppe Barbagallo (nella foto) – aumenta inoltre in maniera esponenziale la sicurezza sia per il paziente che per tutta l’équipe operatoria perché di fatto si eliminano le radiazioni”.

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