Chirurgia epatobiliopancreatica al Garibaldi

di Nuccio Sciacca. Catania: asportato un esteso tumore infiltrante gli organi addominali

A 5 anni dalla diagnosi di tumore del fegato il tasso di sopravvivenza è tra i più bassi: il 15% tra le donne e il 17% tra gli uomini. Perché? Innanzitutto per la difficoltà di individuare la patologia, che non presenta sintomi specifici fino agli stadi finali di sviluppo, quando viene scoperta, nella maggior parte dei casi (circa il 70%), fortuitamente nel corso di altri accertamenti. All’ospedale Garibaldi di Catania è stato asportato un tumore del fegato molto esteso che andava a infiltrare il pancreas, il colon destro, il diaframma, il surrene e la vena cava. L’intervento è stato eseguito dall’equipe (nella foto) dell’Unità operativa di Chirurgia epatobiliopancreatica del presidio di Nesima diretta da Nicola Cinardi e composta oltre che dallo stesso chirurgo oncologo, da Angelo Zappalà, Riccardo Schillaci e Giulia Impellizzeri, dagli infermieri Caruso, Capizzi, Cantarella e Greco. Alla particolare gestione anestesiologica intraoperatoria erano dedicati le specialiste Terranova e Amato, del gruppo diretto da Giuseppe Calabrese.

“La fattibilità dell’asportazione totale della massa in blocco con tutti gli organi coinvolti è stato un momento cruciale – ha detto Cinardi – in quanto vengono effettuate, in una certa fase dell’intervento, talune manovre di non ritorno, come quello della transezione epatica e pancreatica col tumore fisso posteriormente al diaframma di destra, anch’esso asportato e poi ricostruito, che obbligano alla necessità di portare a termine la procedura. L’isolamento preliminare dei grossi vasi sanguigni coinvolti (asse mesenterico superiore e vena cava inferiore) a monte e a valle della neoplasia, manovra molto delicata e difficoltosa ha consentito un sicuro controllo vascolare, indispensabile per minimizzare le perdite ematiche (irrisorie nella fattispecie) in un intervento simile”. “Grazie a questo approccio – prosegue il chirurgo – il paziente è stato sottoposto in unica seduta operatoria ad asportazione del grosso tumore che infiltrava fegato destro, duodeno, pancreas, colon destro, diaframma destro, surrene destro e vena cava, portandolo di fatto alla guarigione. Peraltro abbiamo ricostruito parte del diaframma, asportato di necessità, col prelievo autologo di uno dei legamenti che fissano il fegato all’addome”.

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