‘Hanno quasi ucciso mio fratello, no messa in prova’

Il fratello del palermitano Mauro Glorioso, colpito da una bici lanciata da alcuni ragazzi VIDEO

Il 7 settembre si terrà l’udienza preliminare, al Tribunale dei minori di Torino, per i tre minorenni che hanno ferito gravemente, il 21 gennaio scorso, uno studente universitario, Mauro Glorioso, originario di Palermo, scagliando una bici dalla balaustra nella zona dei Murazzi del Po, nel capoluogo piemontese. Il fratello, Michele Glorioso, fa sentire la sua voce con un video pubblicato su Instagram: “È arrivato il momento – dice – di condividere il mio dolore. Il 7 settembre si terrà l’udienza preliminare per i tre minorenni accusati del tentato omicidio di mio fratello e ho compreso che c’è la possibilità che venga concessa la messa alla prova. Ciò significa che usciranno dal carcere senza nemmeno avere chiesto scusa, mi chiedo davvero come può essere permesso a tre ragazzi che hanno quasi ucciso mio fratello di continuare a vivere come se niente fosse”.

Michele Glorioso ricorda che Mauro “è tuttora in ospedale e – prosegue nel video social – vedo con i miei occhi quante difficoltà e quante sfide sta incontrando ogni giorno. Ho dedicato ogni giorno della mia estate per stare con lui, e mi ha detto ‘Michi, goditi la tua estate e vai a festeggiare la tua laurea, non dovresti vivere anche tu una cosa del genere’. Questo è mio fratello, come potevo stargli lontano? La mia speranza – conclude Michele Glorioso – è che il 7 settembre possa dirgli ‘Maurino hai avuto la giustizia che ti meriti'”.

Dopo lo sfogo social, arriva la replica di Domenico Peila, uno dei difensori dei tre minorenni, accusati di tentato omicidio: “Pur comprendendo il giusto e doloroso sfogo di chi è rimasto vittima di un gesto sconsiderato e irrimediabile, voler sovrapporre e confondere l’esigenza di giustizia con l’aspettativa di una pena retributiva e severa non risolve il problema e non fa altro che aumentare il dolore di tutti senza rimedio per nessuno”. “Gli eventuali percorsi di recupero alternativi alla pena previsti dal rito minorile, nello specifico la messa alla prova, che il Tribunale dovrà valutare – prosegue l’avvocato Peila – sono cosa diversa dalla libertà e nulla hanno a che vedere in concreto con quanto si dice. Essere eventualmente messi alla prova con limitazione della libertà personale per un adolescente è cosa ben più dura e difficile che restare in carcere aspettando il fine pena senza alcuna prospettiva di recupero”.

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