Chiesto il processo per autista di Messina Denaro

I pm contestano a Giovanni Luppino pure l'associazione mafiosa

PALERMO – La Procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio di Giovanni Luppino, l’uomo che ha accompagnato Matteo Messina Denaro alla clinica La Maddalena il giorno in cui il boss venne arrestato. Luppino, che fece da autista al capomafia che si spostava da Campobello di Mazara a Palermo per essere sottoposto alla chemioterapia, inizialmente era accusato di favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza di pena. Recentemente i pm gli hanno contestato anche l’associazione mafiosa. L’udienza preliminare nel corso della quale il gip dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio è fissata per il 10 novembre.

Luppino, imprenditore agricolo finito in cella il 16 gennaio, giorno dell’arresto di Messina Denaro, ha sostenuto di avere conosciuto l’uomo poi portato in clinica col nome di Francesco tramite Andrea Bonafede (l’uomo che ha prestato l’alias al boss) e di non averlo più visto per mesi. “E’ venuto domenica sera a dirmi di portarlo alla casa di cura per le terapie e io l’ho fatto”, disse al gip durante l’interrogatorio di garanzia. Solo vedendo i militari Luppino avrebbe chiesto al conoscente se cercavano lui. E Messina Denaro avrebbe finalmente fatto capire la sua vera identità. Fandonie per i pm, che peraltro gli hanno trovato addosso due cellulari in modalità aerea, un coltello a serramanico e alcuni documenti.

Fandonie anche secondo il gip che, nella ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dopo l’arresto in flagranza, scrisse: “La versione dei fatti fornita dall’indagato è macroscopicamente inveritiera, non essendo credibile che qualcuno, senza preavviso, si presenti alle cinque del mattino a casa di uno sconosciuto per chiedergli la cortesia di accompagnarlo in ospedale per delle visite programmate, in assenza di una situazione di necessità e urgenza. Ma al di là di ogni considerazione logica, sono le risultanze investigative a fornire il dato decisivo, nella misura in cui il possesso del coltello e dei due cellulari – entrambi tenuti spenti e in modalità aereo – suggeriscono che Luppino fosse talmente consapevole dell’identità del Messina Denaro da camminare armato e ricorrere a un contegno di massima sicurezza per evitare possibili tracciamenti telefonici”.

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