Ad Augusta un centro di riferimento per l’amiloidosi

di Nuccio Sciacca. Malattia rara ma letale se non trattata adeguatamente

Le amiloidosi sono malattie rare ma gravi, causate da depositi di proteine anomale, chiamate, appunto, amiloidi, nei tessuti e negli organi di tutto il corpo. Queste proteine hanno origine da una serie di aminoacidi che si piegano in una forma anomala all’interno delle cellule. Questo anomalo ripiegamento delle proteine e la loro raccolta produce, infatti, l’amiloide, una sostanza che non si degrada con facilità, come le normali proteine, ​​e può depositarsi nei tessuti e negli organi causandone il malfunzionamento.

Le condizioni che derivano sono chiamate, di conseguenza, amiloidosi. I depositi amiloidi, occasionalmente, riguardano solo una parte del corpo (amiloidosi localizzata) ma, più spesso, interessano diversi organi (amiloidosi sistemica) come, ad esempio, il cuore, i reni, il fegato o il sistema nervoso. Senza una cura che eviti l’accumulo di amiloide può verificarsi una riduzione, parziale o completa, del funzionamento dell’organo interessato e, in relazione alla sua importanza nel sostegno alle funzioni vitali dell’organismo (cuore, rene, ecc.), può sopraggiungere la morte, a volte, solo a distanza di un anno o due.

L’ospedale Muscatello di Augusta e il suo reparto di Ematologia diretto da Pietro Michele Floridia (il secondo da sinistra nella foto con la sua equipe) è particolarmente all’avanguardia nel trattamento di queste patologie tanto da essere stato accreditato dall’assessorato regionale della Salute e dalla Rete ematologica siciliana quale centro di riferimento per il trattamento dei pazienti affetti da amiloidosi. “La diagnosi stimata è di circa dieci nuovi casi su un milione di persone per anno e i pazienti con depositi a livello cardiaco sono quelli con la prognosi peggiore: se non sottoposti tempestivamente alle cure, la loro sopravvivenza varia da 6 a 15 mesi”, spiega Floridia che precisa l’importanza della disponibilità di un farmaco innovativo (anticorpo monoclonale) che “permette di ottenere risposte ragguardevoli (42% sulla patologia cardiaca e 54% su quella renale) evitando a chi già vive l’onere di una malattia ingravescente di sommare i disagi derivati dai cosiddetti viaggi della speranza”. La terapia può essere praticata in regime di day hospital previa valutazione delle condizioni di eleggibilità al trattamento.

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