“Il corpo di Aldo pieno di lividi: nessuno sa nulla?”

In tribunale a Palermo la madre del giovane ucciso nella discoteca Goa

PALERMO – ”Quando sono arrivata all’obitorio ho capito subito che mio figlio era stato massacrato”. Così Anna Maria Ferrara, madre di Aldo Naro, il giovane medico ucciso nella discoteca Goa di Palermo il 14 febbraio 2015, nel corso di una drammatica deposizione davanti ai giudici della prima sezione della Corte d’Assise di Palermo. ”Aldo era avvolto in un telo termico. L’ho aperto io stessa e ho visto che aveva lividi in tutto il corpo. Non solo sul naso e sul collo ma anche all’altezza dell’addome. E ricordo la frase di mio marito: ‘Te l’hanno ammazzato!'”.

Assistita dagli avvocati Salvatore e Antonino Falzone, la signora Ferrara ha ripercorso in aula le tappe di quel tragico giorno quando, intorno alle 6 del mattino, i carabinieri bussarono alla porta della sua abitazione di San Cataldo. ”Ci dissero che Aldo stava male e che dovevamo andare a Palermo. Lungo il tragitto non facevo altro che telefonare a mio figlio, ma nessuno rispondeva. Ho saputo nei giorni successivi che il telefono di Aldo ce l’aveva la sua fidanzata”. A proposito della fidanzata e degli amici del figlio presenti la notte dell’omicidio, la signora Ferrara ha detto tra le lacrime di non comprendere il motivo del loro silenzio: “Non è possibile che nessuno non abbia visto, considerate anche le ridotte dimensioni del privé dove è avvenuto il pestaggio”.

Ha inoltre riferito alla Corte quanto appreso dalla viva voce della fidanzata del figlio davanti all’obitorio e anche nei giorni successivi all’omicidio. “Chiedevo in continuazione agli amici di Aldo di dirmi cosa fosse successo e come fosse morto. Ma nessuno mi ha dato risposta. Anzi, sono spariti tutti. Ricordo soltanto che Ciro Vella mi disse di aver visto Aldo che veniva trascinato dal colletto della camicia”. La donna ha infine raccontato che durante il funerale Carlo Lachina le ripeteva ‘ossessivamente’ che Aldo era morto ‘per invidia e gelosia’. Così ha concluso: “Lachina mi disse anche che Carlo Lo Maglio sapeva qualcosa che non diceva. Secondo lui il comportamento di Lo Maglio era strano”.

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