Scherma tra sport paralimpico e riabilitazione

di Nuccio Sciacca. Donata una pedana alla Unità spinale del Cannizzaro di Catania

L’idea di introdurre lo sport nella riabilitazione delle mielolesioni si deve a un medico inglese, Ludwig Guttmann, che nel 1944 creò un settore ad hoc presso l’Unità Spinale di Stoke Mandeville in Gran Bretagna. Da allora questa pratica si è sempre più diffusa fino a rappresentare oggi una costante nel settore riabilitativo del para e del tetraplegico. I metodi di rieducazione tradizionali, dagli esercizi di rinforzo muscolare, alla deambulazione, alla mobilizzazione passiva, vengono sempre più frequentemente integrati dalla pratica di attività sportive con lusinghieri risultati. Al Cannizzaro di Catania dove la pratica sportiva è da tempo stata implementata, una pedana per la scherma in carrozzina è stata donata dalla Federazione Italiana Scherma (Fis) all’Unità Spinale Unipolare (Usu), andando ad arricchire le possibilità per i pazienti con lesione midollare di praticare attività sportiva dell’ambito del percorso riabilitativo.

La pedana è stata utilizzata negli incontri dei campionati italiani di scherma paralimpici e non vedenti, disputati di recente nel palazzetto dello sport di Santa Venerina e trasmessi da RaiSport, ed è la prima donata dalla Fis a livello nazionale a una Unità Spinale. Soddisfatti Salvatore Giuffrida, commissario straordinario dell’Azienda Cannizzaro, Diana Cinà, direttore sanitario, Maria Pia Onesta, direttore dell’Usu, Valeria Coco, presidente regionale Simfer (Società Italiana Medicina Fisica e Riabiliativa), Sebastiano Manzoni, consigliere nazionale Fis, Arturo Torregrossa, presidente regionale Fis, insieme con la delegata provinciale Cip (Comitato Italiano Paralimpico) Cristina Greco e il tecnico Giovanna Ferro, l’istruttore del Cus Davide Schier, medici, operatori sanitari dell’Usu e pazienti. Proprio alcuni di loro hanno dato un breve saggio dimostrativo di incontro di fioretto. “La scherma è una disciplina paralimpica che aiuta i nostri pazienti a controllare il tronco e da questo punto di vista è molto utile: potere avviare la pratica già durante la permanenza in Unità Spinale è quindi un valore aggiunto”, ha spiegato la Onesta.

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