La salute femminile dipende anche dal microbiota intestinale

di Nuccio Sciacca. Con appropriate terapie se ne può modificare la composizione

E’ sempre più frequente sentir parlare di microbiota. Con questo termine si intendono diversi miliardi di microrganismi presenti nel tubo digerente, principalmente nel colon: in particolare batteri, ma anche virus, funghi e protozoi. Tra le innumerevoli funzioni di cui sono capaci, i batteri del microbiota intestinale sono anche dotati della facoltà di modulare le attività del nostro sistema endocrino impattando fortemente, per esempio, sulla produzione degli ormoni da stress, sulla sensazione di appetito, sui livelli degli ormoni sessuali. Accade così che, dalla composizione del microbiota e dall’attività dei batteri che ne fanno parte, possano dipendere, per esempio, i livelli degli estrogeni rilevabili nel sangue o escreti nelle urine e i disturbi che dai loro eventuali squilibri possono più o meno direttamente scaturire. E’ pertanto possibile che, ad alterazioni della flora intestinale, possano corrispondere patologie dell’apparato genitale femminile come la sindrome dell’ovaio policistico, l’endometriosi e, in generale, l’infertilità.

Ma il microbiota gioca un ruolo strategico anche in momenti cruciali della vita fertile della donna come la gravidanza, il post-partum e l’allattamento. Non a caso la composizione del microbiota che alberga nella pancia della madre risulta essere fortemente collegata anche alla salute del bambino ospitato nella stessa pancia. E i cambiamenti di quella composizione sono più marcati negli ultimi tre mesi di gravidanza quando, mentre si prepara alla trasmissione verticale dei batteri ‘giusti’ al proprio bambino, la donna più evidentemente manifesta l’aumento di peso e le più tipiche ‘metamorfosi’ della gravidanza. Proprio sui temi legati allo studio del microbiota e la salute della donna si è svolto nell’aula di Endocrinologia del presidio ospedaliero Garibaldi-Nesima, organizzato da Giuseppe Ettore, direttore del dipartimento materno-infantile (nella foto con il direttore generale Fabrizio De Nicola e uno dei relatori Salvatore Incandela). Lo studio del microbiota è cresciuto negli ultimi anni grazie all’introduzione di tecnologie molecolari che hanno permesso di ridefinire la tradizionale ‘flora batterica’ di molti siti corporei, e addirittura di identificare batteri in organi fino a qualche anno fa considerati ‘sterili’.

Il microbiota vaginale, endometriale e placentare sta emergendo sempre più come un protagonista di molte patologie genito-urinarie e riproduttive, ma anche dì malattie metaboliche, oncologiche e degenerative. “Abbiamo organizzato questo incontro – spiega Ettore – per comprendere meglio alcuni fattori di rischio della donna, dallo stile di vita all’alimentazione, passando all’uso inappropriato di farmaci. Oggi la prevenzione e la cura di specifiche patologie femminili passano dalla necessità di approfondire la funzione dell’intestino, inteso quale organo di snodo dove risiedono taluni batteri positivi che possono essere molto utili alla nostra salute”. Tuttavia, esiste ancora un divario tra i numerosi dati scientifici disponibili su questo argomento e la loro applicazione nella pratica clinica quotidiana. L’interpretazione dei risultati dei test molecolari, la loro applicabilità in termini di costi e le possibilità di modulare il microbiota con terapie mirate rappresentano una sfida decisiva ai tempi della medicina di precisione, che si pone l’obiettivo di individualizzare la cura della donna in ogni momento della sua vita, dall’infanzia alla menopausa, passando per la gravidanza, con potenziali implicazioni sulla salute delle attuali e delle future generazioni.

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