Chinnici lascia il Pd per Fi. Barbagallo: “Disgustato”

Il segretario regionale: "Una caduta di stile approdare nel partito di Berlusconi, Dell'Utri e D'Alì"

PALERMO – “Fino a ieri erano soltanto rumors e lo ritenevo stupefacente, solo fantapolitica. Ma oggi, dopo aver letto le sue parole virgolettate, sono basito, incredulo e perfino disgustato”. Così il segretario regionale del Pd Sicilia, Anthony Barbagallo, commentando l’intervista di Caterina Chinnici al Corriere della Sera con cui conferma il passaggio a Forza Italia. Barbagallo aggiunge: “Apprendere a mezzo stampa di una scelta così complessa e delicata senza prima interloquire direttamente, non dico riservatamente, innanzitutto con il partito che le ha consentito di fare due legislature europee e che l’ha scelta come candidata alla presidenza della Regione siciliana, è innanzitutto una caduta di stile che non mi aspettavo da una persona come Caterina Chinnici, che dell’etica e della correttezza ha sempre fatto un biglietto da visita irrinunciabile”.

“In Chinnici la base del partito in Sicilia ha creduto e lo ha dimostrato facendole vincere le primarie – prosegue il segretario del Pd siciliano -. E comprendo la delusione di chi, tra noi dirigenti, militanti e sostenitori, oggi si sente tradito da una scelta simile per approdare poi, non in partito di centro moderato qualunque, ma proprio in quello di Berlusconi, Dell’Utri e D’Alì: il primo indagato a Firenze, gli altri due condannati per reati gravissimi di mafia”. “Proprio lei, figlia di Rocco, il fondatore del pool antimafia ucciso con una autobomba da Cosa nostra nel partito di chi andava a braccetto con i Graviano – insiste Barbagallo -. Proprio lei, che dal Pd aveva preteso e ottenuto l’esclusione dalle liste non solo di imputati ma anche degli indagati”.

La Chinnici ha spiegati nell’intervista al Corriere della Sera: “Io sono stata sempre una moderata, per la mia storia di magistrato lavoro su temi come i diritti dei minori, sul contrasto al terrorismo, alla criminalità organizzata, e su tutti i profili connessi con le agenzie europee di giustizia e affari interni. In questa legislatura, che ha visto cambiare profondamente il Parlamento, mi sono sentita sempre più a disagio. Mi sono spesso trovata a condividere il mio lavoro e impegno con i colleghi del Ppe, con cui ho anche ottimi rapporti personali, che non con quelli del mio gruppo”.

 L’eurodeputata conosce Elly Schlein “da tanto, ne apprezzo l’autenticità dell’impegno. Ma su alcuni temi abbiamo visioni diverse, e inoltre il gruppo dei Socialisti e democratici nel tempo si è spostato sempre più a sinistra. Troppo, per me”. Le posizioni su gender, diritti, Gpa “mi mettono in difficoltà. Quando si parla di diritti delle coppie che vengono prima di quelli dei bambini, pur essendo io molto aperta, non posso condividere”. 

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