Le cure palliative spiegate agli studenti delle scuole

di Nuccio Sciacca. Organizzati dall’Asp di Palermo incontri con gli specialisti sanitari

Per cure palliative si intende “l’insieme degli interventi terapeutici, diagnostici e assistenziali, rivolti sia alla persona malata sia al suo nucleo familiare, finalizzati alla cura attiva e totale dei pazienti la cui malattia di base, caratterizzata da un’inarrestabile evoluzione e da una prognosi infausta, non risponde più a trattamenti specifici”. Questo per dirla con i termini utilizzati dal legislatore italiano ma di fatto, ed in particolare per gli operatori sanitari, medici e infermieri su tutti, sono quell’insieme di cure, non solo farmacologiche, volte a migliorare il più possibile la qualità della vita sia del malato in fase terminale che della sua famiglia.

Proprio alla fase terminale, cioè a quella condizione irreversibile in cui la malattia non risponde più alle terapie che hanno come scopo la guarigione ed è caratterizzata da una progressiva perdita di autonomia della persona e dal manifestarsi di disturbi sia fisici (per esempio il dolore) sia psichici, che l’Asp di Palermo ha voluto dedicare una serie di incontri tra specialisti e studenti dell’Istituto Ernesto Ascione. L’iniziativa è stata organizzata dal Servizio cure palliative dell’Azienda sanitaria in collaborazione con la dirigente scolastica Rosaria Inguanta e la docente Annarita Capasso.

“Lo scopo delle cure palliative – è stato spiegato ai ragazzi – non è quello di accelerare né di ritardare la morte, ma di preservare la migliore qualità della vita possibile fino alla fine”. Le scelte di fine vita, il difficile percorso che ha portato alla legge sulle Disposizioni anticipate di trattamento e la missione delle cure palliative sono stati gli argomenti trattati. “Ragazzi e professori hanno dimostrato grande interesse partecipando ed intervenendo attivamente alla discussione”, ha riferito la responsabile del servizio cure palliative dell’Asp, Grazia Di Silvestre, che ha partecipato all’iniziativa assieme alla psicologa Laura Cameli. Alla fine di ogni incontro ai ragazzi è stato chiesto di esprimere anonimamente un pensiero che racchiudesse ciò che maggiormente li aveva colpiti o che aveva aperto in loro riflessioni o interrogazioni su di sé e sul senso della vita.

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