Colpo a clan di ‘Facciazza’: dal boss sì alle stragi

In Calabria 49 arresti. Dalle intercettazioni i legami con la mafia

REGGIO CALABRIA – Il boss Pino Piromalli detto “Facciazza” “aveva composto la ‘commissione’ costituitasi per decidere se la ‘ndrangheta calabrese avrebbe dovuto partecipare o no alle stragi di Stato attuate dalla mafia siciliana” nel corso della quale il boss votò attraverso Nino Pesce (detto “Testuni”) a favore delle stragi. È quanto emerge da un’intercettazione registrata il 17 gennaio 2021 dai carabinieri nell’ambito dell’operazione “Hybris” coordinata dalla Dda di Reggio Calabria che stamattina ha portato all’arresto di 49 indagati ritenuti vicini alle cosche Piromalli-Molé di Gioia Tauro, due dei gruppi storici della ‘ndrangheta.

A parlare nell’intercettazione è Francesco Adornato, 72 anni, detto “Ciccio u biondu”. Quest’ultimo non è indagato nell’inchiesta di oggi ma è considerato un “navigato esponente della ‘ndrangheta”, condannato in via definitiva per mafia negli anni Novanta e “dunque proprio nel periodo di attuazione della cosiddetta strategia stragista”. Nel corso dell’intercettazione in sostanza, sono stati richiamati i rapporti tra gli esponenti di Cosa nostra siciliana e quelli della ‘ndrangheta calabrese, disegnando uno scenario storico lungo oltre trent’anni e che apre un ulteriore scorcio sulle alleanze tra le diverse matrici mafiose nei primi anni novanta.

In particolare al suo interlocutore Giuseppe Ferraro, arrestato oggi, Adornato disse che “la commissione si era riunita presso il resort ‘Saionara’ sito a Nicotera e che era presente Pesce ed era assente Pino Piromalli, ma che quest’ultimo aveva conferito a Pesce il mandato a rappresentarlo”. Sempre nella stessa conversazione, il settantaduenne ha spiegato che “Pesce, in proprio e in nome e per conto di Piromalli, aveva votato a favore della partecipazione alle stragi anche da parte della ‘ndrangheta”.

Il boss di Limbadi Luigi Mancuso, invece, “avrebbe votato contro” le stragi che “erano dirette all’eliminazione del regime di carcere duro”. Stando al riassunto di quell’intercettazione tra Adornato e Ferraro, all’epoca, “si progettava di arrivare ad assassinare un ministro e fare un colpo di Stato”. “La conversazione – scrive il gip nell’ordinanza – conferma quanto emerso nella sentenza ”ndrangheta stragista’, mettendo in luce il preminente ruolo svolto, nel panorama criminale italiano e non solo calabrese, dalla ‘ndrangheta durante la stagione delle stragi”.

Per 34 delle persone destinatarie dei provvedimenti restrittivi é stata disposta la custodia cautelare in carcere, mentre 15 sono finite ai domiciliari. Ci sono anche un finanziere, il 49enne Salvatore Tosto,e un sacerdote, don Giovanni Madafferi, parroco della chiesa “Santa Maria Assunta” di Castellace, tra le persone finite ai domiciliari. Il finanziere è accusato assieme alla moglie di aver rivelato a Cosimo Romagnosi, ritenuto esponente della cosca Piromalli, l’esistenza di un’indagine a suo carico. Mentre don Madafferi è accusato di aver attestato “falsamente, in certificati destinati a essere prodotti all’autorità giudiziaria, qualità personali, rapporti di lavori in essere o da instaurare relativi a un soggetto imputato che avrebbe in tal modo dovuto beneficiare dell’affidamento in prova”. Sono complessivamente 59 gli indagati nell’inchiesta “Hybris”.

 

 

 

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