Il trono di spade? L’ha scoperto Verga

Lo scrittore catanese al centro di un convegno sulla serialità a Enna

Qual è il meccanismo che muove i fili di una storia di successo, che sia estesa, dilatata, parcellizzata? È lo stesso che si ritrova nella grande narrazione seriale televisiva: da “L’amica geniale “a “The Young Pope” fino a “Game of Thrones”, serie coprodotte o trasmesse da Hbo che vantano una certa qualità letteraria e cinematografica. L’elemento condiviso sta nella progettualità del testo, che risponde almeno a tre mosse vincenti legate al lessico e alla morfologia narrativa: la fidelizzazione per il protagonista, l’iterazione delle storia e la frammentarietà.

Ruota attorno a questi temi il convegno “Giovanni Verga e l’intuizione della serialità”, organizzato da Gianni Puglisi, rettore dell’università Kore di Enna, che si svolgerà martedì prossimo presso l’ateneo ennese. A confrontarsi saranno anche Filippo La Porta, Filippo Pennacchio, Rosario Castelli e Gianfranco Perriera. Il “Ciclo dei vinti” rappresenta davvero un caso esemplare di questa intuizione verghiana: corpus letterario non portato a compimento, che ha inizio con “I Malavoglia” (1881), prosegue con “Mastro don Gesualdo” (1889), l’abbozzo de “La duchessa di Leyra” (1922) e i mai pubblicati “L’onorevole Scipioni” e “L’uomo di lusso”.

Si tratta di una epopea composta con una scrittura in qualche modo filmica e anticipatamente multimediale, affollata da personaggi che sono ormai entrati a far parte del nostro patrimonio mitico e incentrata sulla lotta per l’esistenza e il riscatto sociale. Verrebbe da pensare al disegno completo di un’odierna saga televisiva corredata da cinque lunghe stagioni. Ma oggi si può osare di più, provando a sovrapporre le vicende dei “Malavoglia”, che tra l’altro hanno ispirato una serie come “Shameless”, a quelle di “Succession”, serie che racconta di tre figli che, ognuno a modo proprio, vogliono cambiare tutto per non mutare nulla. Da qui la necessità di indagare la produzione verghiana da una specola inedita, creando una sorta di cortocircuito tra generi e scritture diverse, mettendo in tal modo a fuoco un autore sospeso tra il già e il non ancora.

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