Bimbi morti sul barchino, fermati due senegalesi

Agrigento. Sarebbero gli scafisti della traversata finita in tragedia

AGRIGENTO – Due senegalesi, di 24 e 33 anni, sono stati sottoposti a fermo di indiziato di delitto, disposto dalla Procura di Agrigento, perché ritenuti responsabili in concorso dei reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di morte come conseguenza di altro reato. Si tratta dei due presunti scafisti che erano alla guida del barchino sul quale, al largo di Lampedusa, lo scorso 21 ottobre, scoppiò l’incendio che provocò la morte di una bambina di 2 anni e un bimbo di poco meno di un anno. Le fiamme investirono anche altri 5 immigrati che vennero trasferiti, in elisoccorso, al Centro grandi ustioni di Palermo.

Testimonianze fondamentali che hanno fatto scattare i fermi dei due senegalesi quelle dei cinque superstiti testimoni. “Il viaggio è durato circa tre giorni. Dopo due giorni, intorno alle 3.30-4, mi sono svegliato, perché il motore si era fermato e la barca aveva preso fuoco, alimentato anche dalla benzina che era custodita in bidoni, che doveva esser utilizzata per il rifornimento – ha raccontato un diciannovenne originario della Guinea -. Per sfuggire alle fiamme, ci siamo buttati tutti in acqua, non so se qualcuno sia rimasto a bordo ed è stato investito dalle fiamme. Siamo rimasti in acqua fino al mattino, fino a quando si è avvicinato un peschereccio tunisino, che penso abbia dato l’allarme”.

“L’equipaggio del peschereccio – racconta ancora il giovane – ha anche tratto in salvo alcuni di noi, che erano stati trascinati via dalla corrente, riportandoli poi sulla nostra barca dove nel frattempo, grazie all’intervento di alcuni ragazzi, le fiamme erano state spente con gettiti di acqua prelevata dal mare. Dopo un po’, è giunta un’imbarcazione penso della Marina italiana a salvarci. Ricordo che quando sono risalito sulla barca due bambini, un maschietto e una femminuccia, erano morti bruciati e anche 4 adulti, due uomini e due donne, sono rimasti in acqua perché trascinati dalla corrente e sono annegati”.

Tutti i testimoni hanno riferito ai poliziotti che “il motore della barca durante il viaggio aveva avuto diversi problemi e più volte si era fermato e fatto ripartire. Ci siamo anche persi in mare e un senegalese – ha concluso il ragazzo – che si era alternato alla conduzione della barca durante la traversata, con un altro uomo anche lui senegalese, grazie all’uso del gps istallato sul suo telefono è riuscito a ritrovare la rotta”.

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