Catania: pizzo col marchio Santapaola

Estorsioni, usura e droga: 35 arresti. Il nipote di 'Cavadduzzo' reggeva il clan I NOMIVIDEO - FOTO

CATANIA – I carabinieri del comando provinciale di Catania hanno eseguito alle prime luci dell’alba un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 35 indagati della cosca Santapaola-Ercolano: per 26 degli indagati il Gip ha disposto la misura cautelare in carcere e per altri nove i domiciliari. L’inchiesta della Dda, dominata ‘Sangue blu’, ha fatto luce sulle recenti evoluzioni delle dinamiche della famiglia di Cosa nostra etnea, individuandone anche gli elementi apicali.

Il provvedimento del Gip ipotizza, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa e concorso esterno, estorsione, traffico di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi e munizioni e concorso in trasferimento fraudolento di valori, aggravati dal metodo mafioso. Nell’operazione sono stati impegnati 250 carabinieri del comando provinciale etneo che hanno eseguito l’ordinanza nelle province di Catania, Prato, L’Aquila, Enna, Perugia, Vibo Valentia, Palermo, Benevento, Siracusa e Avellino.[fvplayer id=”204″]

L’operazione ha portato all’arresto anche dell’attuale responsabile provinciale della famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano, Francesco Tancredi Maria Napoli, 48 anni, carica che, secondo l’accusa, ricoprirebbe dal 2019, dopo essere tornato in libertà finito di scontare 13 anni di carcere. Dall’indagine sono emersi un vasto giro di estorsioni ai danni di imprenditori catanesi, un fiorente traffico di stupefacenti, il recupero crediti attraverso prestiti a usura e l’intestazione fittizia di attività economiche. I proventi delle attività illecite venivano utilizzati sia per il mantenimento delle famiglie degli affiliati detenuti, sia reinvestiti in altre attività imprenditoriali infiltrando il tessuto economico catanese. Sequestrati beni per un valore complessivo di oltre 4 milioni di euro.

A indicare Napoli nel ruolo apicale di Cosa nostra etnea diversi collaboratori di giustizia, mentre altri lo avevano definito ‘uomo d’onore riservato’. Napoli è il nipote di Salvatore Ferrera, detto “Cavadduzzu” (“Puledro”) che aveva sposato una delle sorelle D’Emanuele, zia dello storico capomafia Benedetto Santapaola. Napoli, hanno ricostruito le indagini dei carabinieri, nella gestione delle attività illecite del clan per evitare di essere intercettato utilizzava una rete telefonica riservata, con utenze intestate a ignari cittadini extracomunitari, cambiate di frequente.

Gli ‘affari’ della cosca erano trattati sempre di presenza, con incontri fissati senza alcun riferimento specifico al luogo, ma indicati attraverso “nomi in codice”, durante i quali era vietato avere cellulari. Nella famiglia, sostiene la Dda, avrebbero avuto un ruolo di rilievo anche Cristian Buffardeci e Domenico Colombo, entrambi di 46 anni. Il primo sarebbe stato il “braccio destro” di Napoli, evitandogli un’esposizione diretta nella gestione degli affari illeciti, in particolare nei contatti con pregiudicati e, a volte, prendendo parte a delicati incontri con esponenti di vertice di altre organizzazioni criminali.

Colombo è accusato invece dalla Procura di avere avuto stretti legami con personaggi di vertice dell’associazione, come Vincenzo Sapia, 56 anni, e Francesco Santapaola, 41, e avrebbe avuto anche un ruolo nella gestione delle estorsioni e del recupero crediti, raccogliendo, in particolare, le somme destinate alla famiglia di Francesco Santapaola. L’attività investigativa avrebbe inoltre documentato i “reati fine” strumentali al sostentamento dell’associazione mafiosa, come estorsioni ai danni di imprenditori catanesi, un fiorente traffico di cocaina e marijuana, gestito direttamente da Gabriele Santapaola e dai fratelli Giuseppe e Antonino (figli di Salvatore detto “Turi Colluccio”), il recupero crediti attraverso prestiti a usura e l’acquisizione, diretta o indiretta, della gestione e del controllo di attività economiche.

L’inchiesta avrebbe fatto luce su sei episodi di ‘taglieggiamenti’ (alcune dei quali risalenti agli anni ’90 e mai denunciati dalle vittime) a imprenditori dei settori dei servizi per la logistica, delle attività turistico-ricreative e del commercio all’ingrosso e al dettaglio. In un caso la richiesta estorsiva è stata preceduta da una bottiglia incendiaria posta all’esterno di un noto stabilimento balneare della Plaia, accompagnata da un pizzino con la scritta “200 mila euro o ti cerchi l’amico, 2 giorni di tempo”. Una è stata invece interrotta in flagranza dai carabinieri che hanno arrestato un esattore poco dopo avere prelevato più di 1.000 euro da un imprenditore catanese, il quale, dopo un’iniziale reticenza, ha riferito di essere stato vittima di pressanti richieste già da diverso tempo. Il ‘pizzo’ era utilizzato dal clan anche al mantenimento delle famiglie degli affiliati detenuti.

E la richiesta di 200 mila euro era il ‘marchio’ delle richieste estorsive fatte dalla famiglia Santapaola-Ercolano, un marchio che rendeva riconoscibile la famiglia mafiosa che la compie sia alla vittima sia agli altri clan. I carabinieri hanno eseguito anche il sequestro preventivo di beni stimati in quattro milioni di euro comprese la società “Citymotor s.r.l.“, salone multimarca di automobili a San Gregorio di Catania che secondo l’accusa sarebbe stata intestata a un prestanome per eludere le norme antimafia, e la “Vinissimo s.r.l.“, enoteca di Catania, che sono state affidate a un amministratore giudiziario. Sequestrati anche conti correnti e beni aziendali registrati, sia mobili che immobili. GUARDA LE FOTO

I NOMI. Destinatari della custodia cautelare in carcere: Cristian Buffardeci; Francesco Caserta; Angelo Antonino Castorina; Domenico Colombo; Salvatore Di Mauro; Carmelo Cristian Fallica; Orazio Magrì; Mario Marghella; Corrado Gabriel Muscarà; Francesco Tancredi Maria Napoli; Angelo Occhipinti; Giuseppe Pappalardo; Carmelo Bonaventura; Vincenzo Pino; Francesco Platania; Antonino Santapaola; Francesco Santapaola; Gabriele Santapaola; Giuseppe Santapaola; Vincenzo Sapia; Giuseppe Scaletta; Lorenzo Michele Schillaci; Gaetano Sortino; Carmelo Raciti; Gaetano Tringale; Daniele Carmelo Zappalà.

Destinatari della custodia cautelare agli arresti domiciliari: Eugenio Dante Barbero; Barbaro Bruno; Massimo Di Salvatore; Francesco Ferrera; Rosario Lombardo; Salvatore Daniele Lomonaco; Simone Scirè; Giuseppe Turrisi; Gerardo Zammataro.

“Le dichiarazioni degli imprenditori taglieggiati – ha detto il comandante provinciale dell’Arma di Catania, colonnello Rino Coppola – sono arrivate successivamente, quando sono stati chiamati dalla Polizia giudiziaria per essere sentiti. Per cui, dopo un’iniziale reticenza, hanno ammesso le cose che erano state già documentate dall’attività di indagine”. Il colonnello Coppola ha spiegato che “l’indagine è stata denominata ‘Sangue blu’ perché dimostra ancora una volta che l’avvicendamento ai vertici del sodalizio Santapaola-Ercolano avviene per linea di sangue rispetto ai capi mafia storici, in particolare a Benedetto Santapaola”.

“L’indagine – ha sottolineato il comandante provinciale dei carabinieri di Catania – scatta una fotografia molto chiara della famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano. E’ un sodalizio attivo sul territorio in grado di esercitare una rilevantissima pressione estorsiva e una forza intimidatrice. Lo dimostrano le attività criminali che sono state documentate durante le indagini, un rilevante traffico di sostanze stupefacenti che approvvigionava tutte le piazze di spaccio della città, estorsioni ai danni di imprenditori e attività commerciali, intestazioni fittizie di beni”.

 

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